DC Sardegna, maggio 1991
Nelle ultime settimane il susseguirsi di eventi talvolta incomprensibili per la pubblica opinione ha disegnato scenari di crisi delle istituzioni, di lacerazione di antiche solidarietà fra uomini e partiti, di ricomposizioni sospette di turbolenze solo rimandate.
In questa cornice è nato il nuovo Governo quadripartito al quale si affida con molte speranze e non poche preoccupazioni l’anno conclusivo della decima legislatura repubblicana.
E non sarà un anno qualunque per le sorti della nostra Isola.
Sarà decisivo per conservare, accrescere e sviluppare il disegno che ci siamo dati con il Piano generale di sviluppo e per allargare la base del nostro sistema industriale, integrando il tessuto delle piccole imprese in armonia e cooperazione con le strutture attuali della grande industria a partecipazione pubblica.
Sarà decisivo per maturare un nuovo e più armonioso equilibrio fra ambiente e sviluppo, fra identità e trasformazione in un ordine nel quale gli uni siano fattori di accrescimento per gli altri. Oppure per perdere questa prospettiva, per smarrire la bussola del nostro domani.
Le minacce continuamente incombenti sul comparto chimico ci offendono per l’arrogante indifferenza con cui si rimettono in discussione impegni e, garanzie.
Abbiamo da tempo Convenuto che il nostro sviluppo, integrato e autocentrato, sarà tale se si fonderà su un solido apparato industriale.
E il sistema industriale per molto tempo ancora non potrà fare a meno della chimica.
E la chimica in Sardegna ha ragione di esistere se permane l’attuale configurazione degli impianti: la smobilitazione di un solo sito coinvolge nel destino di crisi, prima o poi, anche gli altri. Ecco perché le nuvole sulla chimica ci appaiono così minacciose.
E non sono le sole: tutto il sistema industriale è come pervaso da un tremito di incertezza.
Ne abbiamo discusso in Consiglio regionale registrando rabbia e diffidenza.
E in questo contesto non ha confortato l’assenza reiterata dei democristiani sardi nelle compagine governativa. Né l’amarezza e l’insoddisfazione possono dirsi temperate da una tardiva conferma di impegni e di indirizzi nella replica del Presidente Andreotti.
Ci chiediamo se si sia davvero affievolita la sensibilità ai problemi della nostra Isola da parte della DC nazionale e, nel suo complesso, della coalizione che governa il Paese. Il timore di irritare le leghe al Nord, le ansie preelettorali in Sicilia, la sostanziale attenuazione della tensione meridionalista rischiano di confinare le questioni della Sardegna nella dimensione delle cose residuali.
Né la massiccia presenza di Ministri che vengono a Cagliari per ribadire intenzioni già ribadite e disattese può cancellare il sentimento che va diffondendosi di non essere sufficientemente presenti nella consapevolezza di chi governa a Roma.
Noi vogliamo dirlo con franchezza senza nasconderci in una inutile riservatezza ipocritamente comprensiva nè vogliamo assimilarci a comportamenti inaccettabili. Il problema non riguarda un partito, una maggioranza piuttosto che un’altra: questa è una angolazione miope e strumentale che lasciamo ad altri. Noi sentiamo che è in discussione il potere della nostra Autonomia.
Sentiamo che va logorandosi il filo sottile che lega la comunità sarda in un rapporto di affezione al sistema della nostra statualità, coinvolgendo in un giudizio di inadeguatezza e di inaffidabilità l’istituto autonomistico.
Questa congiuntura si verifica paradossalmente nel momento in cui la Giunta regionale a guida democristiana dispiega il massimo della sua capacità progettuale e di governo, nel momento in cui più forte appare il legame della coalizione quadripartita.
Una volta tanto non possiamo ricercare nelle nostre divisioni il motivo della nostra debolezza.
Forse abbiamo sottovalutato la durezza di tempi, delle asprezze che regolano questa nuova stagione della politica italiana.
Allora bisognerà fare una riflessione più attenta: la conferenza organizzativa regionale programmata per il prossimo mese diventi occasione positiva per sostituire i riti consueti con un supplemento di chiarezza.