Il partito democratico si decide ad Orvieto

Per il DL Soro la due giorni ottobre sarà decisiva. Un passo falso aprirebbe la strada al populismo di sinistra.
L’Unità, 25 settembre

A Orvieto il 6 e 7, si metterà fine al tormentone sul profilo, il contenuto e l’orizzonte del partito Democratico. Per Antonello Soro, coordinatore dell’esecutivo nazionale della Margherita l’appuntamento politico che il mese prossimo vedrà convergere nella cittadina umbra gli Stati generali dell’Ulivo, sarà un punto di non ritorno. Da Orvieto saranno lanciati il manifesto politico del nuovo soggetto, le convocazioni dei congressi dei due partiti contraenti il patto, e anche una futura consulatazione per il “popolo delle primarie”, che, alla fine del percorso, dovrà in qualche modo “legittimare” la nascita del Pd. Non si potrà tornare indietro, afferma Soro, “dall’impegno preso con gli elettori quando abbiamo formato le liste unitarie”.

Quanti saranno i delegati di Orvieto?
Gli inviti sono stati mandati a una platea rappresentativa che conta dirigenti politici di DL e DS, amministratori locali, parlamentari, sociologi, economisti, filosofi. L’invito è stato spedito anche ad alcuni bloggers come mario Adinolfi. Saremo circa 450-500 persone”.

Qualcuno ritiene questo seminario il passaggio di un processo oligarchico…
Il progetto dell’Ulivo è nato 11 anni fa. Ci siamo presentati insieme alle elezioni. Gli elettori hanno risposto con chiarezza, premiando la lista unica. Ci sono state le primarie. Il punto è uno. Fare il Pd non significa cambiare il nome ai partiti esistenti. Se non lo facciamo dirigenti, se non lo fanno i partiti, che in questo passaggio sono ineludibili, il Pd nascerà lo stesso, ma nella versione di un populismo di sinistra. In politica gli spazi che vengono lasciati vuoti prima o poi si riempiono”

Esistono resistenze anche di natura ideolgica…
Lo sforzo che bisogna fare non è quello di far sopravvivere schemi e divisioni che non esistono pià nella testa dei cittadini. La sintesi nella testa dei cittadini è già avvenuta. Noi dobbiamo costruire il primo partito partito del XXI secolo. Un partito impegnato a rispondere a bisogni nuovi, a posizionarsi su linee di faglia differenti da quelle del secolo passato. A resistere, in questa fase, sono esponenti di partito.

Ci si preoccupa della collocazione internazionale del nuovo soggetto?
Anche questa è una preoccupazione per addetti ai lavori. Ma voi pensate che un elettore dell’Ulivo si svegli la mattina chiedendosi quale sia il suo partito europeo?
Detto questo non voglio sfuggire alla domanda. Se accettiamo di costruire un soggetto nuovo, dovremmo anche pensare di poter fare da apripista ad una rete nuova del riformismo europeo. I partiti europei, non parlo dei gruppi ma dei partiti, sono sovrastimati.
Non hanno quella capacità di azione che hanno i singoli governi nazionali, il Parlamento, i leader. Il nostro orizzonte dovrebbe essere quello di un rapporto di alleanza o federazione con Pse.

Come potrà essere espresso il dissenso interno nella due giorni di Orvieto?
Non si va a peso. La politica passa anche attraverso la capacità di rappresentanza. Se i segnali che emergeranno dal seminario di Orvieto saranno positivi, saranno i leader politici che chiuderanno la due giorni a dichiarare l’avvio e le tappe del nuovo corso. Tappe che passano ovviamente dalla partecipazione degli iscritti e dai due momenti congressuali ma che provvederanno anche a rendere partecipe tutta la platea interessata al progetto del centrosinistra.

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