Soro: sosterrò Cabras e spero che vinca ma ricandido Soru per il 2009. Al PD non serve una pietra angolare che divida

L’Altra Voce 07 Settembre 2007 – di Giorgio Melis

 

Non ci sarà oggi alla Fiera. Ma forse preferisce così: un distacco anche fisico oltreché politico da una vicenda che gli ha procurato solo disagio e disappunto. Un impegno nazionale terrà lontano da Cagliari Antonello Soro, coordinatore della Margherita, mentre si consumerà – salvo colpi di teatro in extremis – la rottura tra Renato Soru e Antonello Cabras: candidato della maggioranza della Quercia e anche della Margherita alla guida del Pd.

«È paradossale che io debba sostenere e sperare che Cabras vinca contro il presidente della Regione che sostengo anche per la ricandidatura nel 2009», spiega Antonello Soro. «Ma sono assolutamente coerente e convinto. Lo avevo detto a Soru, presente Romano Prodi in una riunione dei 40 saggi del Pd, che la sua candidatura era improponibile. A parte le ragioni generali che ho espresso e ribadisco, è la soluzione meno condivisa e più controversa. Ripeto, lo dico essendomi più volte espresso per la sua conferma nella prossima legislatura. Il presidente continua a considerarsi estraneo ai partiti: ma chi è più “interno” alla politica del capo del governo regionale? E rifiuta incomprensibilmente di accettare le regole che valgono per tutti».

Dissenso su tutta la linea sulla scalata di Soru, dunque?
«Evidentemente. E non per pregiudizio verso la persona. Soru mette in gioco la presidenza della Regione, la tenuta della maggioranza, il futuro del Pd come se fosse un affare privato e non una questione strategica che riguarda forze politiche, una molteplicità di persone, un progetto politico collettivo. Tutto questo travalica le persone: tutte, anche e forse soprattutto quelle con maggior esposizione istituzionale, chiamate a un più alto senso di responsabilità verso l’interesse generale».

Insomma, Soru se ne frega e tira dritto, ritenendosi l’insostituibile pietra angolare del nuovo partito. È questa la sua accusa?
«Non forziamo i toni. Io sono impegnato e vincolato dal mio ruolo a contenere il dissenso, a mitigare l’asprezza delle polemiche proprio perché ho a cuore il destino del Partito democratico e non solo in Sardegna. Ripeto che non condivido la forma politica della scelta di Soru: vuole essere il leader della Regione e anche il leader del partito di maggioranza. Intanto rilevo che nessun altro governatore ha preteso questa duplicità di funzioni e concentrazione di potere: eppure nel nostro schieramento non mancano certo le personalità di valore e di forte ambizione che avrebbero potuto rivendicarla. Ma è prevalente la ragione politica. La distinzione dei ruoli è indispensabile per mettere il nuovo partito al riparo delle tensioni, delle polemiche della quotidianità, delle diatribe sull’azione di governo».

«Il Pd va fondato, strutturato, curato, tenuto distinto perché non coincide con tutta la coalizione di governo. È un concetto chiaro, una posizione limpida e non strumentale ma costruttiva. Bisogna che Soru diventi permeabile e penetrabile a ragioni concrete e lineari, nelle quali è in ballo l’interesse di tutti e anche il suo.
Non capisco il senso di una mossa come questa di schierare gli assessori come se fossero un autonomo partito del presidente rispetto alle altre forze politiche. Si alza la posta oltre ogni misura, su un terreno ambiguo. La scelta del segretario del Pd finisce con l’assumere l’improprio carattere di un referendum su Soru e sulla Giunta.
Quanto di più lontano e contrario alla volontà di creare un’aggregazione politica volta ad unire, non a frantumare ulteriormente».
È noto ma ripeto che avrei preferito un ricambio generazionale, l’indicazione di candidati che garantissero anche un rinnovamento politico con una discontinuità anagrafica. Mi dolgo che non sia andata così. Ma ancor più sono contrario all’unificazione nelle mani di un’unica persona di compiti oggettivamente incompatibili: anche sul piano del doppio impegno, insostenibile per chiunque. A nessuno in passato è stato concesso quel che Soru richiede come ineluttabile.
Non è banale ricordare in questo caso che in democrazia non esistono personalità insostituibili: sarebbe la negazione del principio fondante. Per questo, ricandidando Soru per la prossima legislatura, sosterrò Cabras sperando che vinca: per coerenza con un principio generale che non vale contro Soru ma deve valere per tutti».

Insomma, oggi Antonello Soro non sarà alla Fiera per l’investitura di Cabras: controversa e invisa a molti quanto l’auto-candidatura di Soru. È probabile e comprensibile che preferisca stare lontano da una disfida che è una sconfitta politica: comunque vada a finire.

PRIVACY POLICY