Camera dei Deputati, 17/01/2008
«Signor Presidente, vorrei esprimere, a nome del mio gruppo, apprezzamento e condivisione per le valutazioni politiche ora espresse dal Presidente del Consiglio Prodi… e per le scelte ed i comportamenti di assoluta correttezza istituzionale attraverso i quali ha saputo seguire e guidare gli sviluppi di una vicenda assolutamente delicata e complessa.
Abbiamo espresso ieri con chiarezza, senza incertezze, la nostra posizione sulle questioni che si sono aperte in questi giorni. Abbiamo ritenuto e confermiamo il giudizio secondo il quale la relazione consegnata ieri dal Ministro Mastella alle Camere costituisce un riferimento condiviso ed apprezzato per le politiche di giustizia nel nostro Paese. Così come voglio rinnovare il giudizio positivo del nostro gruppo sull’operato del Ministro Mastella nei diciotto mesi nei quali ha guidato, con intelligenza, con moderazione e con grande capacità di dialogo, il Dicastero della giustizia.
Il senatore Mastella, qualche ora fa, ha reso evidente quanto fosse sbagliata l’interpretazione del suo intervento svolto ieri in quest’Aula come attacco generalizzato e denigratorio della magistratura, ma fosse, invece, una chiara e legittima critica ad un singolo provvedimento per i modi, il contenuto e i tempi di quel provvedimento, come abbiamo sentito in quest’Aula e come abbiamo sentito questa. Critica evidentemente espressa sulla base di ragionate convinzioni, ma anche nel quadro di uno specialissimo contesto emotivo di amarezza e sofferenza personale, per le quali ci sentiamo di rinnovargli anche oggi, con affetto, la nostra solidarietà.
Tuttavia, vorrei segnalare, senza inutili esasperazioni polemiche, che il dibattito in quest’Assemblea non deve assumere toni schizofrenici. In ventiquattro ore abbiamo visto la tentazione di fini garantisti a trasformarsi in spavaldi giustizialisti. Abbiamo letto e seguito nelle agenzie di stampa e in alcune considerazioni politiche svolte nell’altro ramo del Parlamento espressioni di più o meno sincera solidarietà torcersi in spregiudicati e perentori giudizi di condanna. No, noi pensiamo che non si debba fare così!
Abbiamo visto e sentito ancora in queste ore discorsi sovrapporsi in modo contraddittorio, oscillando tra autoreferenzialità e riscossa dell’emotività delle piazze. Vorrei dire, sommessamente, che condivido l’idea secondo la quale, al di là del contenuto e del merito dell’inchiesta campana, tale vicenda rappresenta un altro elemento di crisi del nostro sistema istituzionale. Proprio per tali motivi la risposta non può che essere all’altezza della gravità di questa crisi. Questa risposta è una responsabilità che ci riguarda tutti, maggioranza e opposizione.
Oggi siamo di fronte ad un bivio: o inseguire la convenienza di parte o lavorare insieme, nel rispetto ognuno delle sue responsabilità e del suo ruolo, per far uscire il Paese tutto intero dalla crisi di sistema, di cui tante volte abbiamo discusso in questi mesi, per ridare forza alla democrazia e stabilità alle istituzioni.
Tale vicenda si verifica in un contesto decisamente critico della vita politica italiana, della legislatura in corso, dello sforzo serio e generoso con il quale Romano Prodi guida il Governo del nostro Paese. Occorre mettere in campo un impegno supplementare per restituire credibilità alle istituzioni e fiducia ai cittadini, anche attraverso comportamenti che siano e che appaiano corretti e imparziali. Ciò riguarda tutti, politici e magistrati, come riguarda ogni cittadino che avverta la responsabilità alta di una funzione pubblica.
Sappiamo che esiste in Italia una questione di fiducia fra i cittadini e la politica e sappiamo anche che i cittadini hanno maturato più di una ragione di sfiducia nel funzionamento complessivo della giustizia nel nostro Paese. Sono molti anni che l’Italia si colloca nelle ultime posizioni per efficienza del sistema giudiziario tra i Paesi con cui amiamo confrontarci. Da ciò nasce un’insoddisfazione crescente tra gli stessi protagonisti della vita giudiziaria.
Non abbiamo mai sposato – lo voglio dire con chiarezza – i teoremi e non cominceremo a farlo ora. Non accettiamo il teorema del complotto della magistratura, così come non accettiamo la rappresentazione dei partiti politici in Italia come un’associazione a delinquere.
Per queste ragioni pensiamo che non serva e che sia, invece, pericoloso, aprire una nuova stagione di conflitto fra politica e magistratura, un conflitto fra i poteri dello Stato che, invece, immaginiamo articolarsi in un rapporto corretto, plurale, rispettoso e reciproco, come prevede la nostra Costituzione.
Pensiamo che sia indispensabile farsi carico dei problemi e delle domande diPag. 8riforma, di cambiamento del funzionamento dello Stato per attivare tutte le energie positive, per esaltare la capacità del nostro sistema politico e del sistema civile del nostro Paese, attraverso il dialogo e l’ascolto tra lo Stato, i cittadini e le istituzioni.
Il destino della magistratura e il destino della politica vanno centrati su un comune orizzonte, quel complesso di riforme per le quali questo Parlamento ha avviato un confronto serio e alto, un confronto che non vogliamo considerare concluso perché lo abbiamo pensato come indispensabile e non eludibile per il futuro della democrazia italiana.
La vera sfida, che abbiamo davanti noi della maggioranza di questo Governo e che ha davanti anche questa opposizione, è di guardare un po’ al di là del contingente e pensare al futuro dell’Italia, un’Italia che ha bisogno di istituzioni efficienti e ha bisogno di rinnovare quel patto di fiducia fra i cittadini e la nostra democrazia.»