Veltroni resta il leader indiscusso

L’Unione Sarda, 16/04/2008

 

SORO: “Alle regionali sì alle alleanze solo se c’è vera coesione”

Nel loft romano del Pd la prima riunione di vertice del dopo voto è appena terminata. Antonello Soro, capogruppo alla Camera ora rieletto in Lombardia ma nato e cresciuto, anche politicamente, in Sardegna non vede solo la sconfitta e parla di ” un risultato che si sviluppa su due livelli”.

Il primo?
“Il successo dello schieramento opposto, una vittoria chiara che, come sempre in democrazia, va onestamente riconosciuta. Lo abbiamo fatto subito”

Il secondo?
“Il risultato molto positivo del Pd che, nato da pochi mesi ha sostanzialmente guadagnato un terzo degli elettori italiani, accorciando la distanza, che solo sei mesi fa era di venti punti, tra l’intera coalizione dell’Unione e quella del centrodestra al completo. Percentualmente, ad agosto, i sondaggi ci davano 28 a 48. Abbiamo puntato su un processo di evoluzione del sistema politico che privilegiasse proposte omogenee e la nostra è stata premiata. Abbiamo così favorito una semplificazione della democrazia parlamentare che passa da venti a quattro o cinque partiti. In assoluto, questo è un risultato positivo. Il che non toglie la percezione di una società italiana complessa, che vota a destra.
L’analizzero meglio nei prossimi giorni”

Che aria tira all’interno?
“Nella riunione del gruppo dirigente, appena terminata, abbiamo condiviso la prima analisi fatta a caldo da Walter Veltroni, riconoscendo che nella campagna elettorale si è definito compiutamente il profilo politico e programmatico del nostro partito”.

Ma c’è chi chiede di anticipare il congresso.
“Finora c’è stato solo un’uniforme dichiarazione di sostegno alle leadership di Veltroni e non vedo all’orizzonte nessun congresso se non quello che il nostro statuto prevede entro il 2009. Contrariamente alla consueta pratica, invece del fuggi fuggi, dopo la sconfitta c’è una grande solidarietà attorno al segretario che ha condotto una campagna elettorale con grandissimo impegno ripagato da altrettanto successo”.

Strategie per la legislatura?
“Ci faremo carico di un’opposizione molto rigorosa al governo Berlusconi, organizzando una presenza in Parlamento coerente con l’impegno assunto con gli elettori. Naturalmente con tutta la disponibilità a misurarci e confrontarci sui progetti di riforma delle istituzioni. Li favoriremo se saranno reali ma non ci vedranno partecipi se saranno interventi di maquillage”.

Come valutate la disponibilità al dialogo manifestata dal Cavaliere.
“Intanto, Berlusconi ha esordito ribandendo il principio, da lui introdotto nel 1994, che i vertici delle Camere devono essere coerenti con la maggioranza di governo. Non è bene, tuttavia ne prendiamo atto. Noi avremmo fatto diversamente coerenti con quanto annunciato alla vigilia delle elezioni. Lui ha chiesto oggi un’opposizione della regina, noi invece faremo un’opposizione repubblicana, particolarmente attente proprio al rispetto della Costituzione. Su questo terreno saremo quanto mai esigenti, avendo la responsabilità di rappresentare in parlamento l’unica alternativa sostanziale, quella del centrosinistra.

Risultato del crollo della sinistra di cui non avete recuperato i vosti senza peraltro riuscire a sfondare al centro.
“Lo studio dei flussi ci dirà cosa è accaduto sul versante della sinistra. Non c’è dubbio che quel gruppo dirigente ha perso in modo clamoroso un’enorme quantità dei propri precedenti elettori. Stando a una prima stima, solo il 20-25 per cento a favore del Partito democratico e per il resto incrementando l’astensione e allargando il consenso della lega e della destra. Questo è un fatto inedito che andrà valutato da tutti, a partire dalla dirigenza di quelle forze politiche che, evidentemente, hanno riproposto un linguaggio non gradito ai propri elettori. La lettura della società italiana ha bisogno di un aggiornamento che tutti dobbiamo fare. Si apre una fase di riflessione sui comportamenti, sulla domanda profonda che evidentemente non abbiamo saputo cogliere per intero.

Tra un anno in Sardegna ci saranno le elezioni regionali. Pensa a un Pd che corre da solo o che conferma le alleanze?
“Credo che la riorganizzazione degli schieramenti politici sia ancora aperta e sia possibile, in ambito regionale e locale, presentarsi con la coalizione più larga e più coesa possibile. La coesione non deve essere considerata un fattore irrilevante. E’ la premessa su cui costruire un’alleanza. Non basta vincere le elezioni, bisogna anche governare. Questa è la differenza rispetto alla proposta degli anni passati”.

Il voto nell’Isola?
“La distanza col centrodestra è minore in rapporto a quella nazionale ma il tasso di astensionismo è altissimo”.

Muta protesta di una parte del vostro elettorato?
“Credo sia un’interpretazione corretta. Naturalmente, nel non voto si sommano fattori di insoddisfazione e malessere compositi: da quelli riferiti alla delusione per l’esperienza di governo a quelli derivanti da una condizione sociale”.

Ottana è un caso emblematico.
“Ritengo ci sia più di una realtà emblematica e più di una situazione ancora non codificabile. Penso a contesti urbani come Quartu o a comuni costieri amministrati da vent’anni permanentemente dalla sinistra che in qualche occasione hanno rappresentato punti di crisi del Pd. L’analisi di dettaglio avrà bisogno di qualche giorno in più. Mi sembra comunque importante sottolineare che il Pd, al Nord come al Sud e in Sardegna in modo particolare, ha mostrato un radicamento forte per un partito nato solo pochi mesi fa. Dovremo dedicare tutte le nostre energie perchè l’aspettativa che abbiamo suscitato non venga delusa.

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