Tonino è un demagogo. Sui processi tratteremo

QN, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, 25/06/2008

 

Soro, capo gruppo Pd: «Di Pietro non ci condizionerà»

A domandargli confidenzialmente dell’ipotesi del Lodo Schifani, fino a ieri i dirigenti del Pd di scuola veltroniana rispondevano così: «Fosse per me lo voterei subito, ma non scriverlo se no Di Pietro ci salta alla gola».
Ieri, però, Di Pietro gli è saltato alla gola lo stesso.

Onorevole Soro lei che guida i deputati del Pd può dirci che razza di rapporto avete con Di Pietro?
«Nessun problema, non ci sentiamo affatto sotto schiaffo dell’Italia dei valori».

Non si direbbe.
«Guardi, noi abbiamo una storia ben più ricca di riferimenti culturali anche dal punto di vista dell’idea di Stato e del funzionamento della democrazia…».

Ora può dirlo, è stato un errore ahearvi con I’Idv?
«L’alleanza è nata sulla base di un programma preciso dopo due anni in cui Di Pietro sembrava aver rinunciato al massimalismo tribunizio della sua storia più lontana»

Poi, invece…
«Poi, per ragioni di convenienza politica, è tornato all’antico e non ho problemi a dire che nei nostri confronti sta usando toni assolutamente inaccettabili, che per giunta rafforzano la maggioranza di governo».

Torniamo al punto, il lodo Schifani.
«Noi crediamo che una qualche forma di garanzia per le più alte cariche istituzionali non solo si possa ma si debba discutere. Naturalmente, nel rispetto della Costituzione e dei rilievi mossi dalla Consulta».

Di Pietro già grida all’inciucio.
«Assurdo, regole del genere esistono anche in Francia».

Dunque, il Pd voterà a favore.
«No. Perché quando ha deciso di infilare nel decreto sicurezza una norma ideata apposta per bloccare un processo che lo riguarda e che peraltro getta nel caos l’intero sistema giudiziario, Silvio Berlusconi ha configurato anche il Lodo Schifani come una legge ad personam: un errore politico madornale».

Ormai è fatta.
«No, la maggioranza farebbe ancora in tempo a correggere il decreto, e questo ci consentirebbe di riaprire il dialogo su presupposti più distesi».

E se non lo faranno?
«Se non lo faranno, commetteranno un secondo errore. Mi auguro davvero, e lo dico nell’interesse del Paese, che Berlusconi ritrovi lo spirito con cui s’è presentato al parlamento all’inizio della legislatura…».

Se, dunque, alla Camera la norma ‘blocca-processi’ fosse cassata…
«In tal caso, il Pd sarebbe pronto a confrontarsi sul Lodo Schifani. Bisognerebbe ad esempio capire se occorre una legge che abbia forza costituzionale o meno».

Il ministro Alfano è convinto che basti una legge ordinaria.
«Non sono un giurista, può essere. In ogni caso vorrei fosse chiaro che noi del Pd non abbiamo intenzione di subire la demagogia di Di Pietro e continuiamo a pensare che le regole del gioco democratico vadano scritte assieme. Naturalmente questo sarà possibile solo se Berlusconi cambierà atteggiamento.»

Berlusconi a parte, non crede che l’atteggiamento della magistratura ponga qualche problema di fondo alla politica?
«Guardi, nella storia recente della magistratura italiana ci sono stati episodi che hanno messo in discussione la normalità dei rapporti tra istituzioni indipendenti…».

Ma?
«Ma le regole che hanno consentito tutto ciò erano state scritte da noi. Noi politici».

Dunque?
«Dunque, anziché lanciarci nella caccia al magistrato, credo sarebbe utile metter mano con equilibrio al sistema giudiziario apportando serenamente quelle riforme che servono».

Ad esempio?
«Ad esempio, credo sia possibile cominciare a confrontarsi sulla possibilità di ridurre a due i gradi di gudizio».

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