Manovra: tagli indiscriminati senza nessuna misura concreta per famiglie e pensioni

Camera dei Deputati, 24/07/2008

 

Signor Presidente, signor Ministro dell’economia e delle finanze, gli interventi puntuali e rigorosi dei miei colleghi in questi giorni hanno anticipato i motivi del nostro voto contrario, ne richiamerò qualcuno.
Giovedì scorso in quest’Aula il Ministro dell’economia e delle finanze ha descritto uno scenario di crisi mondiale, con fortissimi accenti di pessimismo e di inquietudine sul futuro del nostro Paese.
Ci consenta il Ministro di manifestare il sospetto che sia stato un abile tentativo di nascondere dietro un suo forse tardivo vezzo no global la volontà di scaricare le cause della crisi molto lontano da sé e dal Governo, in un luogo comunque fuori dalla sua responsabilità.
Questo non sarebbe un atto di coraggio e di lealtà verso il Paese.
Noi ci ostiniamo a pensare che ai Governi spetti indicare risposte possibili alle domande dei cittadini, ai problemi dell’Italia senza crescita, con un’inflazione al 4 per cento e con i consumi ai minimi storici, con una fascia larga di ceto medio sempre più avviata verso la povertà.
È aperta nel nostro Paese – penso che il Governo ne abbia idea – una nuova questione sociale con caratteri inediti, gravi, tali da generare una pesante sfiducia verso il futuro.
A questa realtà un Governo che dispone di una larga maggioranza, con una opposizione che ha dato prova di grande responsabilità, dovrebbe offrire risposte precise, serie, chiare.
Al di là delle questioni gravi di metodo democratico che hanno accompagnato l’avvio di questa legislatura (questioni che pesano come un macigno nel rapporto tra Governo e Parlamento, tra maggioranza e opposizione), noi vogliamo dirle, signor Ministro, che la manovra economica che oggi viene approvata non serve a risolvere i problemi degli italiani, delle famiglie e delle imprese, ma anzi crea le premesse per un autunno davvero molto caldo.
La risposta che il Governo dà alle nostre critiche è fin troppo semplice, direi banale: non ci sono soldi sufficienti, il bilancio dello Stato non è flessibile e il quadro della finanza pubblica è segnato da un pesante onere sul debito. Vorremmo sommessamente segnalare che questa non è una condizione nuovissima. Ma insieme vorremmo ricordare che negli ultimi 15 anni si sono succeduti nel nostro Paese coalizioni e Governi di segno diverso: alcuni hanno risanato i conti pubblici, altri li hanno compromessi.
Avremo davvero apprezzato se il Ministro dell’economia e delle finanze in questa circostanza avesse detto di aver trovato i conti pubblici in un ordine di gran lunga maggiore di quanto li avesse lasciati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e avesse registrato che l’Unione europea ha cancellato negli ultimi mesi del Governo Prodi una procedura di infrazione avviata nell’ultimo anno del Governo Berlusconi. Veda, onorevole Tremonti, nelle grandi democrazie gli statisti sanno riconoscere senza disagio i meriti degli avversari e dei loro predecessori; lei non lo ha fatto.
La manovra che ci viene proposta è tutta giocata sui tagli della spesa. Sia chiaro, il Partito Democratico è favorevole alla riduzione della spesa pubblica, noi pensiamo che sia necessario tagliare sprechi, rendite ed inefficienze.
Ma voi, invece, ci proponete dei tagli pesanti e indiscriminati secondo la formula di chi non vuole scegliere, di chi non sa distinguere le fonti di spreco e di dissipazione dai settori nei quali invece occorre investire le risorse; la formula di chi decide in modo approssimativo, frettoloso e superficiale di fare presto e comunque. Tuttavia, molti Ministri in questi giorni hanno negato l’esistenza di questi tagli.
È una cosa molto grave; per un atto di onestà verso il Parlamento e verso gli italiani dovreste evitare questa commedia. I tagli non sono una nostra fantasia, sono scritti nelle carte, nei documenti contabili, che vengono letti e studiati con attenzione non solo dai parlamentari, ma dai dirigenti dei sindacati, dai presidenti delle regioni, dagli amministratori locali, dai rappresentanti delle forze dell’ordine e dai rettori delle università. Non è un caso che in queste ore la contestazione fuori da quest’Aula cresca ogni giorno di più; non sappiamo se ve ne siete accorti, uscite fuori da questo Palazzo per vedere cosa accade (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
Nella scuola è una vera e propria mattanza. Si tagliano 8 miliardi di euro, 87 mila posti di docenti, 43 mila posti relativi al personale amministrativo, si mortifica l’autonomia didattica e si bloccano gli investimenti. Le sa queste cose il Ministro Gelmini ? Sarà bene che si informi.
Nella sanità si taglia la metà delle risorse necessarie per mantenere la spesa in linea con l’inflazione programmata, che è la metà dell’inflazione reale, che è inferiore al tasso tendenziale della spesa sanitaria. La soluzione proposta è non solo inaccettabile, ma anche insostenibile, è il contrario di quanto promesso; il Governo costringe al deficit anche le regioni virtuose. Queste cose non le diciamo noi, le ha dette il presidente della regione Lombardia, Formigoni.
Noi aggiungiamo che le prime vittime di questo taglio saranno gli anziani, la parte più debole della nostra società. Poi vi è la sicurezza: il tema dominante della vostra campagna elettorale.
Il Parlamento ha approvato in questi giorni un decreto-legge che vorrebbe più sicure le nostre città, ma nello stesso tempo il Governo, prima ha tagliato 3 miliardi 400 milioni di euro nei vari capitoli dei Ministeri dell’interno e della difesa relativi alla sicurezza, e successivamente ha reintrodotto 400 milioni di euro, ma ne mancano tremila per tornare al punto di partenza.
A quel segno meno – Ministro Tremonti – sono appese le retribuzioni, le nuove assunzioni, il funzionamento quotidiano dei corpi di polizia.
Il Governo non può non sapere che il 61 per cento dei lavoratori nel settore della sicurezza vive con meno di milleduecento euro al mese e che l’81 per cento si è indebitato per acquistare beni di consumo. In queste condizioni, serve tagliare o incrementare la spesa ? Che ne pensa il Ministro Maroni di questi tagli ?
E così via per i trasferimenti ai comuni, al Mezzogiorno, all’ambiente. L’unica cosa che non tagliate sono le tasse. Per cinque anni non prevedete neppure una piccola riduzione della pressione fiscale, alla faccia delle promesse elettorali ! La vostra è una manovra depressiva, priva di una chiara politica per la crescita, confusa nelle infinite maglie del piccolo cabotaggio e della propaganda. Vi è contraddizione tra le apparenti accelerazioni verso il federalismo e gli improvvisi ripensamenti in direzione del centralismo; vi è contraddizione tra un approccio di deregolamentazione e un altro, invece, di iperegolamentazione. Vi è infine contraddizione – quella che più stride – tra una cultura liberista ed una protezionista: liberisti con i lavoratori, protezionisti verso le imprese.
L’Italia chiede la crescita, voi rispondete che non si può fare.
All’Italia servono misure concrete, immediate, non caritatevoli, per accrescere il potere d’acquisto delle famiglie, delle pensioni, per rimettere in moto i consumi, per rilanciare gli investimenti, per far crescere la produttività e spostare risorse dalle rendite allo sviluppo, per promuovere la concorrenza e non perpetuare – come si è fatto nel caso delle autostrade – privilegi, monopoli in favore di pochi, scaricando i costi sulla generalità dei cittadini consumatori. Voglio ricordare il caso delle autostrade: la regalia di convenzioni miliardarie confermate per trent’anni, per legge, a pochi fortunati concessionari. Questa regalia ha prodotto un immediato aumento delle tariffe ai caselli. Siamo stati facili profeti, alla faccia di Robin Hood ! La cifra culturale e politica di questa vostra manovra è dunque propria la rinuncia; avete tirato i remi in barca, avete rinunciato alla sfida mondiale per paura di perdere.
Ecco allora la rinuncia a far crescere i salari reali degli italiani, la rinuncia a misure effettive contro l’inflazione, la rinuncia a far entrare seriamente e stabilmente la maggioranza delle donne italiane nel mondo del lavoro, la rinuncia a scommettere sulla ricerca e a investire in una scuola di qualità. Infine, vi è la più grave rinuncia, quella di fare dell’Italia un Paese finalmente unito, una nazione per tutti gli italiani. Sì, la rinuncia allo sviluppo del Mezzogiorno è quella più grave perché comporta la rassegnazione a lasciare indietro una parte del Paese.
Signor Presidente, l’Italia vive una crisi seria, tra le più serie della nostra storia recente. Voi avevate, Ministro Tremonti, la possibilità di fare cose buone e di aprire una stagione davvero nuova e positiva. Vi è stato un momento magico per il Governo Berlusconi e temo che abbiate sprecato la vostra opportunità, in quanto avete scelto di privilegiare piccoli interessi rispetto alle grandi sfide del Paese.
Avete giocato le vostre carte quasi esclusivamente sul tema di una giustizia personale e indifferente alla gigantesca ingiustizia che cresce nella società italiana. Non ne siamo felici e avremmo preferito una scelta diversa. Ora la luna di miele è finita.
D’ora in poi sarà una storia diversa e noi del Partito Democratico non vi daremo tregua, in Parlamento e in ogni angolo del Paese ci batteremo per cambiare il destino di questa legislatura nell’interesse dell’Italia (Applausi prolungati dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori – Congratulazioni).

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