Ormai si chiama regime

Il Manifesto, 22/05/2009

 

Onorevole Soro, Berlusconi alza il tiro, attacca il cuore delle Istituzioni repubblicane: Il Parlamento, dice, è inutile e pletorico.
Il presidente del consiglio attacca, e con una violenza che non ha molti precedenti, il parlamento e i principi fondamentali della Costituzione, come la separazione dei poteri. E grave è anche che abbia indotto una sostanziale assuefazione. La parola ‘regime’ è fastidiosa, ma è ormai l’unica per descrivere un sistema nel quale lui utilizza poteri straordinari nella comunicazione e nell’esercizio delle funzioni di governo per comprimere la democrazia. Purtroppo, a fianco al suo delirio imperiale, c’è il coro di quelli che trovano sconveniente parlare del conflitto cli interessi, o della vergognosa condizione di un uomo cli governo ritenuto reo di corruzione in una sentenza di primo grado. Un coro al quale si associano gli autolesionisti dell’opposizione.

E del suo partito. Follini e De Castro chiedono di lasciar perdere l’antiberlusconismo, per esempio.
Di voci stonate nel mio partito ce n’è. La categoria dell’antiberlusconismo se l’è inventata Berlusconi, sbaglia chi gli va appresso. Noi proponiamo costantemente le cose che vogliamo per l’Italia. Ma non possiamo rinunciare a un giudizio negativo su quello che fa Berlusconi e sullo stile con cui esaspera i difetti dei suoi precedenti governi.
E questo non è antiberlusconismo, è una politica contro Berlusconi.
Ulilizza tutti gli strumenti del potere per annientare gli spazi di opposizione. L’ultima delle sue performance è sulle nomine Rai: le ha decise a casa sua convocando i nominandi come se fossero valvassori, neanche vassalli. Protestare non è antiberlusconismo, è difesa di una democrazia declinante.

A proposito di Rai. Vi siete convinti, che il presidente di garanzia che avete indicato non garantisce niente?
Siamo ed eravamo convinti che la Rai ha bisogno di una riforma seria che la sottragga al controllo del governo, nel frattempo, cerchiamo di utilizzare quei pochi spazi che ci sono. Certo, mi auguro che presto Garimberti sappia far sentire una voce diversa rispetto a quella della maggioranza.

Nella battaglia contro Berlusconi incrociate il campo rumorosamente occupato da Di Pietro. E anche qui qualcuno nel Pd, vi chiede dl non inseguire l’ex pm.

Sarei più felice se questi colleghi sviluppassero con la stessa puntualità anziché le critiche contro il nostro partito quelle verso il governo. Con Di Pietro abbiamo fato un accordo elettorale che si è concluso il giorno dopo il voto. Oggi siamo due partiti di opposizione con profilo ben distinto e a volte distante. Detto ciò, non dobbiamo sentirci condizionati dal fatto che Di Pietro in qualche occasione dica le cose che diciamo noi. Se sollevo in aula il problema della sentenza Mills, e il capogruppo deIl’Idv fa altrettanto, non ho sbagliato. Dovevamo tacere per paura di essere tacciati di giustizialismo? Non dobbiamo chiedere che il premier rinunci allo scudo che si è fatto con la legge? E’ una sciocchezza.

La paura dei suoi colleghi è che nello scontro frontale con la maggioranza DI Pietro, bravissimo ad alzare toni, ci guadagni.
Noi non inseguiamo nessuno, confidiamo nelle nostre ragioni, non nei decibel. E i sondaggi non sono la nostra bussola. Contestiamo la politica del governo su tante materie sulle quali spesso le altre opposizioni tacciono. E se qualche volta nelle opposizioni si crea una convergenza, tanto meglio.

Non avete paura, se vincesse il sì al referendum, di fornire a Berlusconi un’ulteriore arma formidabile per azzerare le opposizioni?
No. Il sì al quesiti è una delle poche cose con cui si divide il Pd dalla Lega.

Berlusconi ha fatto capire che, nel caso, non cambierebbe la legge.
Intanto il referendum non l’abbiamo voluto noi…

Alcuni dl voi sì, molti veltroniani con preferenza verso il bipolarismo.
Alcuni. Ma il suo senso politico è una battaglia contro la legge Calderoli. E tutti i referendum hanno privilegiato l’interpretazione politica e non quella formale. Se passerà il sì, tutti ci sentiremo ingegnatati a cambiare quella legge. In caso contrario, ci sarà chi si sentirà in diritto di dire che agli italiani questa legge piace.

Pensa che ci sarebbe una maggioranza per una legge migliore?
Abbiamo la sensazione di sì. In parlamento c’è oggi una larga maggioranza contro la nuova legge frutto dei sì al referendum.

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