Roma, 24/05/2009
Sono aperte tre questioni nel rapporto tra il presidente del consiglio e l’opinione pubblica che devono trovare risposte chiare e verificabili. La prima riguarda il giudizio sprezzante e liquidatorio rivolto al parlamento, ai suoi componenti, alla sua funzione così come prevista dalla Costituzione.
La lettera e il tono di quei giudizi non possono essere archiviati come una gaffe: sono il sintomo di una incontenibile tentazione autoritaria.
La seconda questione è legata alla sentenza Mills. Sul premier grava un’ombra pesante: il dubbio di essere responsabile di corruzione. Esiste solo un modo per difendere l’onore del premier e in definitiva dell’Italia: un giudizio sereno e rituale di un tribunale, così come avviene per tutti gli italiani. Noi chiediamo all’on. Berlusconi di rinunciare al suo personale salvacondotto, appositamente prodotto con la legge Alfano.
Infine c è una questione legata alla sua acclarata abitudine a fare uso della menzogna sia quando tratta della sua vita privata sia quando affronta i temi del pubblico governo (peraltro il confine è stato da tempo cancellato dallo stesso premier).
Noi pensiamo che le questioni richiamate non siano un ordinario episodio di ordinaria polemica elettorale ma investano il tessuto più delicato della nostra democrazia e meritino un impegno forte e unitario di tutti i democratici italiani,dentro e fuori dalle aule parlamentari.
In questo contesto appare sconcertante il compotamento dell’on. Di Pietro in queste ore: il suo diniego ad un momento di condivisione per la scelta delle forme più efficaci di opposizione appare irragionevole e dettato da un mediocre desiderio di conflitto nei confronti del principale partito dello schieramento di centrosinistra.
Berlusconi da un anno governa attraverso il ricorso sistematico al voto di fiducia, palese e scontato in ragione dei numeri in campo.
La mozione di sfiducia offre al governo l’opportunità di risolvere una situazione difficile nel suo terreno preferito. Naturalmente il Partito Democratico voterà sempre contro la fiducia a questo governo ma forse sarebbe il caso di fare di più,di trovare forme nuove di coinvolgimento dell’opposizione popolare.
Se Di Pietro insiste nel suo atteggiamento è lecito chiedersi se consideri più importante dar fastidio al Pd o a Berlusconi: fino ad ora un simile dubbio non avrebbe avuto senso.