Soro: Privacy a rischio anche in Europa è necessario trovare una nuova bussola

(Il Messaggero” dell’11 giugno 2013 – Autore Nino Cirillo)

Antonello Soro, 64 anni, sardo di Orgosolo, parlamentare del PD dal 1994 al 2012, presenterà questa mattina a Montecitorio, nella Sala della Regina, la sua prima relazione annuale da presidente dell’Autorità Garante della privacy.
AI momento giusto …
“Quello che è emerso in questi giorni in America era in qualche modo prevedibile. E’ dal 2001, dalle Torri Gemelle, che le autorità americane si riservano la possibilità di accedere ai grandi archivi telefonici e ai provider di internet. Ma oggi abbiamo davanti un sistema diffuso di sorveglianza indiscriminata e generalizzata, al di là dell’immaginazione. Si previene il terrorismo, sì, ma entrando nei dettagli della vita di milioni e milioni di persone. Occorre difendere la libertà con gli strumenti della libertà”.
Noi europei dobbiamo difenderci anche dai big della rete …
“I cittadini europei sono già oggetto di un monitoraggio dai colossi del web su gusti, scelte e abitudini, che è contrario alle nostre norme. Stiamo lavorando a un nuovo regolamento, a Bruxelles, che assoggetti a queste norme anche tutti coloro che arrivano dall’estero e vogliono operare in Europa. Un progetto al quale non possono solo lavorare i vari garanti, ma la politica, i governi. Puntando a ribaltare la logica che mette al centro di tutto l’impresa. AI centro di tutto deve esserci la persona e non il mercato”.
Già, il mercato.
“Con rassegnazione o con incoscienza abbiamo finora accettato, anche qui da noi, che sei, sette grandi imprese monopoliste nel mondo conservino un universo di informazioni”.
Come vive l’Italia questa situazione?
“In quindici anni di esperienza dell’Autorità, sono stati fatti grossi passi in avanti nella formazione di una coscienza diffusa. La rivoluzione digitale, lo sviluppo di internet certo, ha prodotto tensioni, come è vero che l’esposizione infinita della nostra vita in Rete comporta una serie di rischi. Ma l’accesso ai dati autorità giudiziarie, ad esempio, non fa registrare anomalie del tipo di quelle americane”.
Il codice privacy del 2003, riguardo alle banche-dati italiane per finalità di sicurezza, attende ancora una piena attuazione.
“I ministeri dell’Interno e della Giustizia sono chiamati a precisare i livelli di protezione di quei dati. L’esigenza dello Stato di garantire la sicurezza va solo bilanciata con un’attenzione alla libertà individuale. Potrebbe essere la volta buona”.
La strada da imboccare per il futuro?
“Stiamo lavorando con i colleghi europei per trovare a livello sovranazionale un punto di equilibrio tra sicurezza e privacy. Cerchiamo una bussola diversa nell’uso di strumenti che magari altri paesi, con scarsa consuetudine democratica, usano come strumenti di oppressione. Un concetto sia chiaro: la privacy non è un fastidio, ma la chiave attraverso la quale si difende il valore della liberta. E anche la nostra Costituzione”.

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