“L’esplosione del caso Datagate ha avuto come effetto una presa di coscienza globale sulla tutela della privacy e sui cambiamenti avvenuti nella nostra società, sia in termini tecnologici che sociali”. Lo ha affermato il Garante per la privacy, Antonello Soro, intervenuto oggi alla giornata di studio su “Datagate e privacy. Dati segreti, dati spiati, dati venduti” in corso alla Sala delle Colonne della Camera.
Il Garante ha ricordato i tre fattori che hanno prodotto il Datagate: le leggi emergenziali approvate dopo l’11 settembre 2001; la vulnerabilità dei cavi di fibre ottiche su cui viaggiano le tlc transoceaniche; la concentrazione di enormi quantità di informazioni personali nei server dei Big della rete, come Google e Facebook. Tutto questo ha determinato una gravissima perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del Governo Usa e negli stessi colossi di Internet.
“Con il Datagate – ha sottolineato Soro – siamo in presenza di un ‘effetto paradosso’: quello di un governo democratico che per combattere il terrorismo e difendere la libertà delle persone viola massicciamente questa stessa libertà, che non è solo quella dei cittadini americani, ma anche di quelli europei e di altri paesi del mondo”. Di fronte a questa situazione, negli Usa si sta pensando di rivedere le leggi e ricondurre i poteri dell’intelligence dentro una cornice di giurisdizione trasparente e di controllo democratico. Ma è altrettanto importante, questo l’auspicio del Garante privacy, una rapida approvazione del cosiddetto “accordo-ombrello” tra Europa e Usa per la tutela dei dati personali nel settore della cooperazione giudiziaria e di polizia.
Per quanto riguarda il nostro Paese, Soro ha sottolineato come il recente protocollo siglato tra Garante e il Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza rappresenti “una risposta positiva” alle preoccupazioni suscitate dal Datagate, una risposta in grado, peraltro, di portare a sistema l’attività di vigilanza del Garante e consentire una ricognizione degli archivi utilizzati dai Servizi.
Soro ha concluso sottolineando come sempre di più “privacy è un altro nome della libertà” e di fronte alla sfida che oggi si è aperta Governo e Parlamento devono investire in protezione dati e dotare il Garante di mezzi e risorse all’altezza dei delicati e cruciali compiti che è chiamato svolgere.
Roma, 6 dicembre 2013