Che ruolo giocherà l’Italia durante il semestre europeo?

(Consumer’s forum – Obiettivo Europa del 9 luglio 2014)

A che punto è la cultura della privacy in Italia?

“Il caso Datagate e le rivelazioni di Snowden hanno posto con forza al centro dell’attenzione anche dell’opinione pubblica italiana il tema della privacy. Nella nostra società sta crescendo la preoccupazione per i rischi a cui sono soggetti i dati personali e la necessità che essi vengano protetti perché rappresentano la nostra identità. E oggi che le persone trascorrono molto più tempo nello spazio digitale che in quello fisico, proteggere i dati personali sulla rete significa proteggere la nostra stessa vita. Tuttavia, a fronte della percezione dei rischi connessi all’uso delle reti, i cittadini italiani appaiono scarsamente in grado di mettere in atto misure e accorgimenti per tutelare i propri dati e di adottare  una gestione attiva della privacy. E’ sempre più necessario, dunque, insieme al lavoro di regolazione e vigilanza, realizzare una forte azione di sensibilizzazione. Su questo fronte il Garante è impegnato da tempo”.

Cosa può fare, durante la guida del semestre europeo, il Governo italiano per accelerare l’approvazione della riforma della direttiva sulla protezione dei dati personali? Quali sono i principali ostacoli alla sua approvazione?

“Stiamo attraversando una fase importante per la tutela della privacy, nei confronti della quale si sta avvertendo un cambiamento importante da parte della giurisprudenza europea, delle aziende e dell’opinione pubblica. Basti pensare alle recenti decisioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea: la prima, di aprile, sul mancato bilanciamento tra il diritto alla privacy e quello alla sicurezza in materia di data retention; la seconda, di maggio, sul riconoscimento del diritto all’oblio. Le aziende, da parte loro, temendo una perdita di fiducia da parte dei consumatori, cominciano a mostrarsi disponibili a confrontarsi sull’acquisizione del consenso e su come rendere informative più dettagliate e trasparenti sugli scopi per i quali usano i dati degli utenti. In questo contesto, è necessario dunque che anche la politica faccia la sua parte. Il mio auspicio è che i governi prendano iniziative e investano in maniera decisa nella protezione dei dati. Il semestre di presidenza italiano appena cominciato può essere una occasione importante per mettere la “questione privacy” al centro dell’azione dell’Unione. E procedere, in particolare, ad accelerare il processo di adozione del nuovo Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali”.

Come si può contrastare lo strapotere dei giganti della rete? Bisogna agire più sul piano economico, cercando di risolvere il problema della fiscalità delle Big Companies, oppure su quello dei diritti e dell’etica?

“I giganti di Internet, mentre offrono agli utenti servizi gratuiti in cambio di un massiccio prelievo di dati e informazioni, tendono ad occupare ogni spazio di intermediazione tra produttori e consumatori. E’ evidente che, dal punto di vista economico, lo sviluppo della società digitale comporta problemi di natura fiscale. Quel che è certo è che si è aperta una fase nuova, che spinge tutti ad affrontare le contraddizioni della Rete e a ricercare ulteriori equilibri tra fattibilità tecnica, accettabilità giuridica e fondamento etico della società digitale. Il compito dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali è di farsi carico di tutelare il versante dei diritti, perché non può esistere un’Europa dell’economia senza un’Europa dei diritti”.

Oggi il consumatore/cittadino europeo ha un diritto in più, quello all’oblio. Qual è il suo parere?

“In Europa le garanzie a tutela dei cittadini sono numerose e consolidate. A queste si è aggiunta di recente quella al diritto all’oblio a cui ha dato concreto riconoscimento la recente sentenza della Corte di Giustizia che ricordavo prima quando stabilito che i motori di ricerca sono comunque responsabili del trattamento dei dati personali reperiti su siti Internet gestiti da terzi. Qualora, dunque, un cittadino volesse ottenere la deindicizzazione di informazioni che lo riguardano, può rivolgersi direttamente al motore di ricerca. E’ vero tuttavia, e lo si vede dal recente caso relativo ad un banchiere, che l’applicazione effettiva di questo diritto pone non pochi problemi. Occorre garantire il bilanciamento tra il diritto all’oblio e quello all’informazione e non credo che Google possa operarlo da sola. E’ necessario trovare meccanismi attraverso i quali affermare il ruolo delle Autorità di garanzia, ruolo che è e rimane imprescindibile”.

PRIVACY POLICY