(La Repubblica del 6 agosto 2014, di Maria Elena Vincenzi)
“Questo caso americano potrebbe anche suggerire un’interpretazione assolutamente positiva. Bisognerebbe, però, essere sicuri delle modalità con cui Google ha raccolto le informazioni. Perché nel bilanciamento dei diritti il gioco potrebbe non valere la candela. Sarebbe inaccettabile che al fine di accertare un reato si permettesse un’intromissione incondizionata nella vita privata delle persone. Non vale la pena per un reato ma nemmeno per dieci. Anche perché sono indagini che non possono essere delegate a un privato, chiunque esso sia”. Così il presidente del Garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro commenta il caso di un texano denunciato da Google e poi arrestato per pedofilia grazie a uno screening della posta elettronica.
Presidente, come vengono fatti questi controlli?
“Noi in Italia ce ne siamo occupati per quasi un anno e alla fine di luglio abbiamo indirizzato alcune prescrizioni al colosso di Mountain View che ora avrà diciotto mesi per adeguarsi. È un problema di particolare complessità e con confini non sempre facili da definire. Ci sono programmi che consentono la scansione del testo con finalità tecnica (filtri antispam, rilevamento virus, controllo ortografico, ecc) ma che non dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, fare la scansione semantica. Ovvero, in sostanza, leggere le email”.
Sono controlli che vengono effettuati ovunque?
“Direi di sì. In Europa per quelli tecnici non c’è bisogno del consenso, per le altre finalità, ad esempio quelle di carattere commerciale, sì. Il punto delicato è definire quale sia la linea di confine tra questi due”.
Ma in questo caso non si tratta di fini commerciali.
“L’azienda ha sempre garantito che non loro non hanno mai operato alcuna lettura semantica su contenuti della corrispondenza tra gli utenti ma che ricercano, come nel caso della pedopornografia, il codice alfa-numerico di immagini a suo tempo schedate e archiviate”.
Ma?
“Ma se invece ci fosse, come si teme, una lettura dei contenuti, una vera intercettazione fatta in nome della sicurezza, beh, in questo caso saremmo di fronte a una deviazione inaccettabile. Che non è possibile in Europa, ma dubito lo possa essere anche in America perché, anche se l’obiettivo è il più encomiabile possibile, si tratta comunque di una grave violazione del diritto fondamentale alla privacy dei singoli utenti. Che non può essere tollerabile. In ogni caso, abbiamo programmato un ulteriore approfondimento su questo tema”.