Il danno digitale va insegnato alle elementari

Soro, Garante della privacy: la legge sul cyberbullismo è stato un passo in avanti
Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(Di Gigi Di Fiore, Il Mattino, 12 settembre 2017)

Da cinque anni presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro ha visto aumentare nel tempo le richieste di intervento sulla Rete.

Presidente, in Rete aumentano le violazioni della privacy e i comportamenti sanzionabili?
“La società digitale è diventata ormai luogo di conflitto tra libertà e responsabilità”.

Un conflitto da conseguenze drammatiche, come dimostra l’ultima vicenda nel Napoletano?
“Già, questo episodio è un altro esempio di cattivo uso della Rete, per la scarsa consapevolezza dello strumento che si usa. Molti, soprattutto tra i più giovani ma non solo, presumono che la dimensione digitale sia virtuale, che in Rete si giochi lontano dalla vita reale”.

Video e frasi possono avere effetti psicologici devastanti.
“Sicuramente. Nel mondo virtuale cadono remore e vincoli psicologici. Si usa un linguaggio più violento, nell’illusione di vivere in un altro mondo fuori dalla realtà e che ci si possa proteggere dietro l’anonimato”.

I danni in Rete sono rimovibili?
“Bisognerebbe far capire che il danno digitale è permanente, non si cancella e può raggiungere ogni parte del mondo. Purtroppo, è una consapevolezza che manca in gran parte degli utenti della Rete. Si può far rimuovere un post da un sito, ma prima che ciò avvenga c’è già stato un effetto moltiplicatore con riproduzioni, condivisioni, diffusioni in altri siti e su altri strumenti digitali”.

Le norme penali sanzionano poco e male chi distrugge la reputazione altrui?
“I reati commessi on-line hanno lo stesso trattamento di quelli commessi off-line. L’interpretazione della fattispecie di volta in volta applicabile spetta al magistrato”.

Le sanzioni penali applicabili sono risibili e i reati sottovalutati?
“La Rete viaggia a velocità che le norme non riescono a sostenere. L’effetto moltiplicatore, legato alla tecnologia, non può essere seguito, nella sua velocità, da meccanismi penali che hanno i loro tempi”.

Bisogna arrendersi a uno strumento più forte di ogni possibile sanzione?
“Bisogna capire che spesso, nei casi di reati commessi on-line da minori in danno di altri minori, vittima e autore sono legati da una stessa fragilità e scarsa conoscenza dello strumento Rete. La legge sul cyberbullismo ha fatto i primi passi in avanti. È stato introdotto lo strumento dell’ammonimento, c’è una procedura specifica per ricorrere al Garante in tempi brevissimi”.

I gestori della Rete rispettano le vostre richieste?
“Negli ultimi tempi, aumenta la responsabilizzazione dei grandi gestori della Rete più disposti a collaborare. Il problema resta invece con i piccoli siti e i gestori non identificabili. Questo conferma che la Rete è un’enorme prateria”.

Come difendersi, allora?
“Sono sempre più convinto che la prima arma, per evitare conseguenze drammatiche come quelle vissute dalla povera Tiziana Cantone, sia una maggiore educazione all’uso della Rete. Dovrebbe essere una nuova forma di educazione civica, che famiglie e scuola dovrebbero insegnare”.

Instagram è oggi uno dei social più utilizzati dai giovani: le storie che si distruggono in due giorni sono una tutela maggiore?
“I gestori hanno inventato canali di permanenza a tempo, con intento positivo. Il rischio di essere al centro di offese però resta. In quel lasso di tempo, la violazione può ugualmente raggiungere milioni di persone. È per questo che bisogna investire sull’educazione all’uso responsabile della Rete, come pure prevede la legge sul cyberbullismo, sia pure in forme ancora da valorizzare”.

In che modo?
“Cominciando dalla prima elementare e in famiglia. Il gestore di una strada è responsabile della manutenzione dei semafori, ma la famiglia deve educare i figli su come attraversare la strada per evitare rischi. Così dovrebbe essere anche in Rete”.

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