Soro: attendiamo segnalazioni per intervenire
Intervista
(di Francesco Lo Dico,Il Mattino, 15 gennaio 2018)
Linguaggio dell’odio, social e sicurezza. E poi un primo bilancio, corredato di numeri precisi comunicati in esclusiva al Mattino, sulla legge contro il cyberbullismo in vigore da giugno, che assegna all’Autorità il difficile compito di rimuovere link e post sgradevoli segnalati dagli over 14 entro 48 ore. Il Garante della privacy, Antonello Soro, appare soddisfatto: “La cooperazione avviata con i social ci ha consentito di fare passi in avanti. E altri ne faremo grazie all’accordo con la Polizia postale”
II nostro giornale ha indagato sulla legge contro il cyberbullismo. Purtroppo molti video intimi e post offensivi contro i minori continuano a circolare in rete a fronte di un boom di denunce: 235 nel 2016, oltre 350 nel 2017.
“La legge Ferrara ha assegnato al Garante grandi responsabilità, perché identifica l’Autorità come il riferimento principale sia nella prevenzione, sia nella fase riparatoria che ci assegna il compito di rimuovere entro 48 ore i contenuti lesivi segnalati dai minori ultraquattordicenni o dai genitori. Il problema è che per una vittima di cyberbullismo 48 ore sono tantissime: in quel lasso di tempo la viralità dei contenuti può produrre effetti devastanti. Ma 48 ore sono pochissime per chi deve intervenire. Specie quando si tratta di identificare i titolari di siti registrati all’estero e imporre loro la rimozione attraverso procedure lunghe e complesse”.
Quanti interventi dell’Autorità sono andati a buon fine, da quando è stata introdotta la legge?
“Il bilancio relativo agli ultimi 4 mesi è ancora contenuto, come del resto può accadere nelle prime fasi di applicazione di una legge: ci sono arrivate 16 segnalazioni, in media una a settimana. Abbiamo risolto tempestivamente 11 casi: uno di questi riguardava un video hot segnalato da un minore. Tré crediamo di risolverlipositivamente a breve, anche se oltre le 48 ore previste dalla legge. Due sono invece di più difficile soluzione: si tratta di contenuti presenti in piattaforme estere sconosciute, sulle quali abbiamo avviato una collaborazione internazionale”.
È appena arrivata l’intesa tra il Garante e la Polizia postale. La tutela dei minori sulweb ne uscirà rafforzata?
“Ormai con i grandi social network c’è una collaborazione proficua che porta a interventi rapidi. Ma altre volte porre riparo si rivela per il Garante un’opzione impraticabile. Piccoli sitiall’estero, sono difficilmente identificabili e raggiungerli è un’impresa che richiede procedure lunghe e complesse. In questa logica si inserisce l’accordo con la Polizia postale, che metterà a disposizione del Garante competenze, esperienze e risorse umane di primo livello”.
In Campania si sono verificati 661 casi di (cyber)bullismo l’anno scorso, a fronte di poche denunce. Come se lo spiega?
“Molti casi sfuggono ancora al censimento delle istituzioni, perché troppo spesso nella vittima prevalgono la paura e la vergogna. Per fare progressi è essenziale l’alleanza tra scuole e famiglie: i genitori, in tutta Italia ma direi in tutto ilmondo, reagiscono talvolta in modo spropositato e spaventano i loro figli”.
Il tavolo del Miur con i big della rete previsto dalla legge partirà a febbraio: il codice di co-regolamentazione aiuterà?
“Sarà utile a condizione che non diventi una palestra nella quale si confrontano in modo burocratico le varie istituzioni. Mi auguro un confronto agile che si traduca in attività concrete. La responsabilizzazione dei colossi della rete è già in corso, ma i loro doveri vanno ulteriormente precisati”.
Facebook ha deciso di modificare l’algoritmo: più spazio ai post di amici e familiari, meno alle news.
“È un tema che va affrontato con equilibrio: si rischia di mettere sotto controllo il sistema dell’informazione, che in alcuni casi vede nel contraddittorio tra opinioni diverse e nel pluralismo una risorsa fondamentale”.
Zuckerberg ha recitato il mea culpa.
“Il governo di temi così delicati non può essere affidato esclusivamente a un algoritmo, il ruolo umano è fondamentale. Delegare solo ai gestori la tutela dall’uso violento della rete, rischia di accrescere i loro poteri già oggi smisurati. Essi vanno certamente responsabilizzati ma le scelte ultime sul bilanciamento tra diritti fondamentali devono restare di competenza dell’autorità pubblica”.
La svolta dei social è arrivata dopo ingenti perdite pubblicitarie: se non per amore per interesse?
“I grandi gestori sono ormai consapevoli che prevenire discorsi d’odio e cyberbullismo non è solo un fatto di bon ton. La cattiva reputazione può essere la tomba dei grandi player dell’economia digitale”.
Facebook prepara anche il riconoscimento facciale e l’invio di foto compromettenti alla piattaforma per prevenirne la diffusione. Che cosa ne pensa?
“Il tema è delicato: non dimentichiamo che i big della rete fanno già oggi ricorso a una raccolta massima di dati personali, spesso anche biometrici, per scopi commerciali. Dobbiamo essere consapevoli che ogni volta che acconsentiamo a divulgare nostri dati personali, stiamo cedendo un pezzo della nostra libertà”.
Infine i minori, Facebook sta per lanciare Messenger Kids per gli under 13. Nuovi rischi in vista?
“È dal dato reale che dobbiamo partire: secondo uno studio autorevole, i bambini italiani tra i 5 e i 13 anni che navigano in rete sono il 44%, e di questi il 57% lo fa da solo, senza la vigilanza dei genitori. La vera svolta è nell’educazione civica dei piccoli. Ai bambini insegniamo ad attraversare la strada solo quando c’è il verde, ma non insegniamo mai loro come si vive nella società digitale”.