25 gennaio 2007
La strada intrapresa dal governo Prodi per rilanciare lo sviluppo nelle aree meridionali del paese presenta importanti segni di discontinuità rispetto al passato e, anche se occorre prudenza, i primi passi sembrano decisamente orientati nella direzione giusta.
L’esperienza ci insegna che impegnare grandi risorse finanziarie per le politiche di coesione e sviluppo del Meridione può tradursi in un colossale spreco di denaro pubblico se mancano un progetto chiaro, una programmazione adeguata e una capacità di attuazione dell’intervento tale da indirizzare la spesa verso obiettivi di qualità. Su questi punti occorre concentrare il massimo dell’attenzione per non ripetere gli errori del passato. I 100 miliardi di euro previsti per il Sud possono essere sufficienti o, al contrario, avere un effetto impercettibile sulla crescita economica delle aree arretrate del paese, a seconda dell’efficacia o meno delle strategie messe in campo.
Un primo dato mi sembra confortante. Nonostante le condizioni estremamente difficili dei conti pubblici, il governo Prodi è riuscito ad allestire un pacchetto di misure che veicolano le risorse a disposizione verso due obiettivi principali: da un lato il sostegno diretto a favore delle imprese e, dall’altro, gli investimenti in capitale materiale e immateriale per migliorare il contesto in cui esse operano.
I due aspetti sono tra loro strettamente correlati: il rafforzamento del tessuto sociale e la valorizzazione delle risorse esistenti devono, infatti, accompagnare da vicino gli incentivi per le imprese che fanno investimenti in tecnologia e innovazione (credito d’imposta) e quelli legati alla riduzione del costo del lavoro (taglio del cuneo fiscale). Occorre una strategia mirata sulle specificità territoriali per intervenire su quei fattori strutturali che a tutt’oggi precludono un ampliamento dell’offerta nella filiera produttiva e la realizzazione di un mercato veramente concorrenziale di beni e servizi.
Tutto ciò è in grado di garantirci che nel 2013 il divario tra Nord e Sud si sarà considerevolmente ridotto? Mi piacerebbe rispondere che non vi sono dubbi al riguardo. Ma chiunque abbia un minimo di conoscenza delle problematiche del Mezzogiorno sa bene che individuare meglio le priorità e ripartire le risorse finanziarie con più criterio rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente per avere finalmente interventi di qualità.
Elaborare progetti specifici coraggiosi e innovativi e riuscire ad attuarli con un’azione decisa dipende in larga misura dalla capacità del territorio di mobilitare le sue energie migliori, velocizzando il momento decisionale spesso vanificato dalla moltiplicazione di passaggi intermedi, il più delle volte inutili.
L’assunzione di responsabilità da parte del livello regionale impone l’acquisizione di una cultura dell’efficienza e di una mentalità rivolta ai risultati. La gestione dei fondi strutturali nel recente passato insegna che l’aumento del volume della spesa, per la verità, frutto di rush finali resi possibili dal finanziamento di progetti spesso frammentari che non rientravano nei programmi originali, non si è tradotto in un vero miglioramento qualitativo della stessa.
Questa è la principale criticità su cui dover intervenire. I trasferimenti da parte dello Stato non possono proseguire all’infinito, gli incentivi a fondo perduto alle imprese sono stati già in parte sostituiti da finanziamenti agevolati, i fondi comunitari si stanno riducendo.
Ogni euro previsto sulla nuova programmazione 2007 2013 deve essere speso con oculatezza, come se fosse l’ultimo a disposizione.
Questa è una sfida che il Mezzogiorno non può perdere.