“Sulla pubblicazione dei nastri serve una svolta”
(La Repubblica del 2 luglio 2014, di Alberto Custodero)
“È fondamentale separare il tema delle intercettazioni, da quello della loro pubblicazione. Altrimenti si rischia di offrire la degenerazione del “giornalismo da trascrizione” a quanti vogliono approfittarne per comprimere l’uso dello strumento investigativo”. Antonello Soro, il Garante per la protezione dei dati personali, non nasconde la propria preoccupazione per il rischio che il dibattito sulle intercettazioni sconfini in “un conflitto tra politica, magistratura e informazione”. Soro definisce “accanimento informativo la presenza di telecamere per settimane sotto casa di Yara e dei suoi parenti”. E addirittura “una barbarie” la pubblicazione dell’audio di Scajola, “una persona interrogata in stato di detenzione”.
“È giusto – sostiene il Garante – che il legislatore pensi all’udienza filtro, per separare le intercettazioni da utilizzare da quelle non rilevanti da distruggere”. Ma, aggiunge, queste misure “non servono se non esiste una assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori, magistrati, avvocati e giornalisti”. Perché, spiega, non va dimenticato che “la privacy, ovvero il rispetto del la dignità di una persona, è il segno della civiltà di un Paese”. “E in Italia – accusa – la deriva di un giornalismo di “trascrizione” porta ineluttabilmente a una perdita di civiltà”.
“La cultura del bavaglio non mi appartiene”, precisa. Ma Soro ritiene che “i giornalisti debbano farsi carico del problema con lo straordinario strumento del “Codice deontologico””. “L’Ordine ha ritenuto di non approvare in modo formale un proprio codice al riguardo. Credo che abbia sbagliato perché quando non si procede con l’autodisciplina, può capitare che intervenga il legislatore in modo più rigido”. Il Garante ha chiesto al ministro della Giustizia di “farsi carico delle proprie competenze per aiutare le procure, con finanziamenti, a realizzare le nostre prescrizioni del luglio scorso: la messa in sicurezza degli archivi e dei database delle procure e delle sale di “ascolto””. “Dopo un periodo non breve di inerzia e incomprensione su questo tema – ammette Soro – il governo s’è impegnato a rispettare gli impegni entro giugno 2015”. A proposito dell’emendamento Casson (scriminante per tutte le notizie che riguardano gli alti vertici istituzionali), Soro frena. “Il carattere totalizzante di una deroga non vale mai di fronte ad un diritto, tanto più un diritto fondamentale come quello alla privacy”.