(Il Mattino, 31 dicembre 2007)
«Ci sono proposte di buonsenso e banalità, oltre ad alcune indicazioni programmatiche generali che si muovono nell’alveo del programma di lavoro indicato da Prodi nella conferenza di fine anno»
Antonello Soro, capogruppo del Pd alla Camera, è ottimista: Lamberto Dini ha abbandonato i toni ultimativi e ora parla di programma».
Che fa il Pd? Prende o lascia il pacchetto Dini?
«La riduzione della spesa pubblica e del carico fiscale, ad esempio, sono tra gli obiettivi indicati da Prodi. Trovo interessanti, anche se non nuovissimi, gli interventi in materia di giustizia; le infrastrutture al Sud sono tra le priorità dell’esecutivo. Non mi convince, invece, l’abolizione delle Province come sistema per ridurre i costi della politica. Tirando le somme, dico che sui contenuti si può discutere ma soprattutto che trovo molto positivo che si abbandoni il tono ultimativo, preferendogli il confronto.
Dini, però, deve riconoscere anche agli altri la possibilità di aprire una discussione».
Questo apre la strada alla possibilità che tutti rimettano in discussione tutto.
«Discutere è una cosa, ma pretendere che singoli parlamentari possano essere il semaforo della legislatura – decidendo se può andare avanti o deve fermarsi – è ben diverso. E indice di un sistema in sofferenza.
Che cosa accadrebbe se a turno ciascun parlamentare volesse ricoprire questo ruolo? Apprezzo, però, che Dini sposti il terreno del confronto sul programma di governo».
E se Il leader dei Liberaidemocratici cercasse di rientrare nella maggioranza?
«Non ho mai pensato che Dini e Natale DAmico l’abbiano lasciata. Ho sempre trovato inaccettabile, piuttosto, il tono ultimativo di Dini. Non dico che non si possa cambiare opinione anche su terni che fanno parte del programma di governo. Ma vanno valutate le conseguenze, perché diventa molto grave quando un cambio di opinione porta alla crisi e ali ribaltamento del risultato elettorale».
I progetti di Prodi, le richieste di Dini: ma come si concilia il tutto con la scarsità di risorse? Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha detto che non ci sono i soldi per ridurre l’lrpef.
«So che Padoa-Schioppa conosce ancora meglio di me la legge finanziaria in cui è espressamente detto che l’eventuale extragettito del 2008 verrà utilizzato in questa direzione. Quando Prodi, nei giorni scorsi, ha assunto l’impegno di aprire un nuovo tavolo di concertazione con le forze sociali, aveva piena consapevolezza della particolarità di questo obiettivo e di come raggiungerlo».