L’Unità, 4 marzo 2007
“Sono certo che sarà Francesco Rutelli il candidato unitario alla guida del Partito. E che ci sarà uno sforzo di tutti per ricondurre ad armonia il lavoro precongressuale. A Rutelli Tocca lo sforzo di essere il garante di tutti, fuori e sopra ogni logica correntizia.” Antonello Soro, coordinatore della Margherita, parla delle tensioni nel suo partito tra gli ex popolari e il leader che stanno portando il partito, come scrive il quotidiano Europa, a un prematuro “scioglimento”.
Soro, la Margherita si sta sciogliendo?
“Non condivido questa rappresentazione di uno scontro surreale tra squadre in armi sotto vecchie bandiere. E’ stato fatto uno sforzo gigantesco per mettere insieme tutto il partito in un’unica mozione non generica né esclusiva. Il progetto è uno solo: nel Pd arriveremo tutti insieme, senza recinti. E senza che le radici, che pure sono importanti e non vanno mai banalizzate, ci facciano precipitare nel passato. Se ci dividessimo ne uscirebbe indebolito il Pd e ognuno di noi.”
Gli ex popolari tuttavia vogliono ridimensionare la leadership di Rutelli, forti dei numeri nei congressi locali
“La Margherita ha una storia di contaminazione culturale e politica tra persone che vengono da storie diverse. E la leadership è stata affidata a Rutelli al di fuori di qualunque riferimento al suo seguito interno, ma per le sue riconosciute qualità di interprete più affidabile della generalità degli iscritti.
Credo che, in questa difficile fase di transizione verso il Pd, questa debba ancora essere il ruolo di Rutelli”
Perchè allora c’è tanta tensione?
“Oltre a fisiologici processi di competizione per il rinnovo delle cariche locali, c’è una discussione su come si concilia l’istituto presidenziale con un maggiore bisogno di partecipazione. Rutelli non ha mai interpretato il suo ruolo di presidente in modo personale, ma purtroppo il confine è sottile. E spesso gli amici del re sono più realisti del re. E se queste persone vogliono segnare il campo organizzando una corrente di “amici più amici” questo genera un reazione difensiva in quelli che tali on si sentono. In questo periodo, nei territori, questi amici hanno spinto sull’idea che il partito ppotesse organizzarsi per componenti”
Dunque la competition è partita dai rutelliani?
“Diciamo che questa contrapposizione si è creata. A chi sta alla guida tocca il compito di mantenere la usa leadership sopra le fazioni. Rutelli lo ha fatto per 5 anni e potrà farlo ancora. Forse nell’ultimo periodo ha sottovalutato le difficoltà nell’affrontare una stagione così complessa. Ma ci sono state manchevolezze da parte di tutti”
La triade formata da Letta, Fioroni e Franceschini chiede più spazio…
“Non credo che queste rappresentazioni da retroscena, tipo l’idea del tridente, giovino agli stessi interessati. Ci sono tanti giovani dirigenti di valore, anche alcuni che non hanno ruoli importanti e che vorranno stare in campo. Non bisogna dare nulla per scontato, nel Pd non ci sono ruoli già assegnati. Diciamo che serve una partecipazione più collegiale alla guida del partito. Ricordando che si tratta di una guida a termine”.
Come si realizza questa collegialità?
“Non c’è bisogno di grandi stravolgimenti: superati i congressi regionali e le spinte divisive che vengono dal territorio faremo un supplemento di confronto e anche di sincerità tra di noi”.
La chiuderete con qualche posto in meno ai rutelliani?
“Diciamo con le persone giuste al posto giusto, a prescindere dalla continuità fisica e amicale con qualche dirigente. Magari premiando i talenti più che gli amici del re”.