Un’opposizione europea: risposta a Barbara Spinelli

Roma, 26/06/2008

L’ascolto è una delle qualità politiche più importanti e noi siamo e vogliamo essere, innanzitutto, un partito che ascolta. Naturalmente siamo pronti ad ascoltare anche le sollecitazioni che vengono da più lontano, da persone e istituzioni che guardano l’Italia da fuori, dall’estero, anche perché riconosciamo alla distanza una più utile obiettività.

E’ per questo che leggiamo e quindi, con la dovuta considerazione, ascoltiamo da Londra, le affilate analisi dell’Economist e da Parigi, le altrettanto taglienti note di Barbara Spinelli su La Stampa. L’occasione è pertanto di quelle da non farsi sfuggire. Avere interlocutori di questo calibro ci motiva e ci stimola a rendere al meglio ragione delle nostre scelte.

Una premessa è a questo punto fondamentale. Noi abbiamo con geometrica coerenza sia prima sia dopo le elezioni lavorato per inaugurare una nuova stagione della democrazia italiana. Una stagione che superasse le contrapposizioni aspre e laceranti che nei quindici anni precedenti hanno di fatto bloccato la vita istituzionale e non solo istituzionale del Paese. E’ questo il punto fondamentale. La nostra proposta è stata pensata per far uscire l’Italia dall’immobilismo, dalla stagnazione, dalla bassa crescita, in una parola: dal declino. Un termine che fa star male solamente a scriverlo ma che descrive crudamente e realmente quello che aspetta questo Paese se non riesce a darsi una svolta.
Sta tutto qui il senso della nuova stagione del dialogo che avremmo voluto: una chiamata generale della politica a una forte assunzione di responsabilità. L’analisi della situazione deve allora per noi partire dall’assunto che il mancato dialogo è un’occasione persa, non solo per il PD ma per tutto il Paese.

Il Governo Berlusconi IV si sta rivelando nei fatti e nelle scelte un governo clone dei precedenti. Identico l’attacco ai sindacati, l’attacco ai magistrati, l’attacco ai giornalisti, identica la considerazione dell’opposizione e, quel che più duole, identica la distanza dalle questioni vere del Paese. Giova ricordare allora come tutti gli organismi clonati, proprio perché clonati, siano irrimediabilmente soggetti a senescenza precoce e quindi a una vita breve. Noi pensiamo che il furore ideologico brandito in questi giorni con anatemi e mani sbattute sul tavolo sia la maschera di un vuoto di proposta che mostrerà presto la sua inconsistenza e irrilevanza. Il Partito Democratico intende presentarsi preparato a quest’appuntamento e lo sta facendo con un’opposizione parlamentare severa e rigorosa, esigente e intransigente. Ma non a priori, ovviamente. Forse dalle rive della Senna e del Tamigi è difficile vedere la fatica quotidiana, il diuturno corpo a corpo parlamentare, sostenuto in primis dal PD, e che ha portato l’opposizione ad ottenere alcuni significativi successi nel dibattito in aula. Si è parlato di appeasement, si è parlato di “opposizione impaurita, ansiosa di apparire dialogante e conciliante”. Ma in due mesi di opposizione il PD è riuscito a far fare alla maggioranza alcuni significativi passi indietro. Cito, ad esempio, il ritiro del cosiddetto emendamento salva Rete4; non ci illudiamo di aver risolto la questione del riassetto generale del sistema radiotelevisivo, ma almeno abbiamo la consapevolezza di aver evitato un immediato e sciagurato deragliamento. Così pure sul reato d’immigrazione clandestina la nostra condanna è stata immediata e inequivocabile: collide con la secolare civiltà giuridica che contraddistingue il nostro Paese. Espressioni tutt’altro che concilianti o pavide, si converrà. Sulla vicenda Alitalia poi la nostra linea è stata sempre ed inequivocabilmente quella della ricerca di un partner estero. Ora, dopo tante parole, sembra che questo sia anche l’indirizzo fatto proprio dalla nuova presidenza. Dunque avevamo visto giusto. Nessun cedimento, caso mai il ripensamento viene dal Governo. Ma è sulle questioni che riguardano le incursioni della maggioranza nel sistema giudiziario che il PD ha mostrato con estrema nettezza la sua visione radicalmente alternativa a quella del Governo. Noi siamo per risolvere i problemi della giustizia come sistema e non quelli di Berlusconi come imputato. Ciò detto non siamo giustizialisti e non pensiamo di portare lo scontro politico con Berlusconi dalle aule parlamentari alle aule giudiziarie. Non vogliamo confondere i piani, non è il nostro mestiere, non ci interessa, non farebbe bene al Paese. Ci sono tutti gli elementi per ritenere, con buona pace della stampa italiana e internazionale, che gli italiani abbiano capito la coerenza e l’intransigenza della nostra linea. Peraltro non ci risulta che negli altri parlamenti, l’opposizione socialista francese e quella conservatrice in Gran Bretagna, dispongano di una superiore capacità di incidere.

Dove sarebbe allora l’anomalia dell’opposizione italiana?. Se c’è stato un indirizzo del PD, sostenuto con chiarezza e coerenza da nove mesi fino ad ora, sta proprio nel rendere più europea e meno provinciale la politica italiana. Questo non ha mai significato abbassare il livello di guardia ma piuttosto tentare di portare il Paese più avanti, di farlo maturare nella consapevolezza di quelle che sono le urgenze e le questioni irrisolte.

Un’opposizione che non vive di complessi, di timidezze, di subalternità ma fa la sua parte concorrendo a determinare l’indirizzo generale del Paese e preparandosi a tornare al Governo ma per governare davvero questa volta, non per fare finta di governare.

Forse non è utile continuare il dibattito nella disputa sulla maggiore o minore efficacia della nostra opposizione. E’ certamente più utile spendere tutte le risorse che abbiamo per difendere in Parlamento le nostre ragioni, coerentemente con il programma elettorale e, insieme, nella ricerca di un forte rapporto non solo mediatico con gli italiani, al fine di trovare un grado più intenso di comprensione e fiducia. Abbiamo creato le premesse per una nuova fase politica. E’ merito del Partito Democratico se nelle camere si confrontano sei gruppi parlamentari e non più 29 gruppuscoli impegnati in un’opera indefessa di subordinazione del processo legislativo alla propria esclusiva logica di sopravvivenza. E’ merito del Partito Democratico se il Parlamento italiano oggi è per più vicino all’Europa.

Il PD non intende farsi schiacciare sul profilo massimalista di quanti conservano inossidabile una vocazione minoritaria e antagonista. L’opposizione può essere dura e responsabile, propositiva e alternativa, sempre orientata dalla bussola di una solida coerenza democratica. In questi due mesi abbiamo mandato sotto più volte la maggioranza, abbiamo costretto il governo a fare significativi passi indietro su provvedimenti delicati. Abbiamo segnalato all’opinione pubblica tutti i rischi di un Governo che per apparire decisionista ha più volte messo in tensione la Costituzione e l’equilibrio tra i poteri dello Stato repubblicano.

Ultima considerazione, last but not list. E’ ragionevole ritenere che il vero e definitivo passo verso la sua piena “europeizzazione” in campo politico l’Italia lo compirà nel momento in cui cesserà di guardare con timore reverenziale, sudditanza psicologica e subalternità culturale le esperienze politiche di altri paesi.

L’argomento Europa andrebbe allora finalmente laicizzato e colto, una volta per tutte, nella sua complessità.

I laburisti di Neil Kinnock sono stati all’opposizione della Tatcher per oltre nove anni, noi non vogliamo fare i leader dell’opposizione a vita, così come non vogliamo lasciare un partito allo sbando come fece François Mitterrand con il PS dopo 14 anni di Presidenza della Repubblica, uno sfascio da cui il PS non si sarebbe più ripreso, se si eccettua la parentesi Jospin, una parentesi, appunto.

Noi vogliamo costruire in Italia le condizioni possibili di una politica di governo autenticamente riformatrice, una politica che purtroppo, e non per causa nostra, il governo dell’Unione, in quella data articolazione, non ha potuto o saputo garantire.

Non avrebbe senso rimpiangere ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Ha senso cogliere ciò che di buono presenta questa stagione e lavorare sodo per una piena, autentica, vittoria democratica.

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