Epolis Roma, 19/02/2009
L’inevitabile è piombato sul Pd, la rottura è insanabile, la sconfitta è insostenibile. Veltroni getta la spugna, non ci sta a passare da capro espiatore. E saluta i suoi, non prima di essersi tolto qualche sassolino dalla scarpa. Nella sala alcuni si emozionano, altri guardano l’orgologio, altri ancora camuffano un malcelato sorrisetto sulle labbra.
«Non esageriamo non stavo piangendo, mi stavo solo soffiando il naso» Puntualizza Antonello Soro. Ma poi recupera: «scherzo, un po’ mi sono commosso».
Pur usando toni vellutati, Veltroni è stato molto dure nel suo addio.
«Veltroni ha dato una grande prova di stile. ha accompagnato le sue dimissioni con l’esortazione a voler bene al partito, senza risentimenti, invitandoci a fare meglio di quanto abbiamo fatto finora»
Carra si chiede se il Pd continuerà ad esistere anche senza Veltroni.
«Carramba!».
A parte gli scherzi, ritroverete la retta via?
«Il progetto del Pd è un grande progetto, che ha avuto una fase di preparazione non breve, fornse anche troppo lunga . ha un’intenzione che supera non solo questo ciclo politico, ma direi quasta generazione. Il discorso di Veltroni ha riproposto le idee fondative del nostro partito».
A questo proposito il popolo del Pd chiede a gran voce volti nuovi.
«Si, credo che la funzione del mandato di Veltroni (messa in discussione come se potesse esser valutata con l’orologio alla mano) fosse la più idonea per favorire lo sviluppo di una nuova generazione politica. Il futuro del Pd dovrà vedere rapidamente un’altra generazione, in cui non ci siano ex».
Si, ma per ora i nomi che circolano per la successione alla leadership non sono proprio di “primo pelo”?
«Infatti non credo che sia giusto… naturalmente tutti hanno il diritto a candidarsi, ma la decisione del Congresso mi auguro veda il concorso di una generazione più giovane di quella che oggi noi rappresentiamo nel gruppo dirigente. Un partito nuovo è sempre un mix di continuità e discontinuità: nella prima fase abbiamo privilegiato la continuità, ora dobbiamo privilegiare la discontinuità».
Sono necessarie le nuove alleanze?
«La vocazione maggioritaria del Pd è quella di far crescere un’idea di Italia diversa, non quella di collante di alleanze diseguali».
Quindi direbbe no a Bertinotti. Ma all’Udc?
«L’Udc è un potenziale alleato con cui misureremo le convergenze il giorno in cui andremo alle elezioni, come faremo con tutti gli altri».
Lei ha detto: con il voto sardo dimostreremo al premier che non è invincibile. Dunque lo è davvero?
«Si, devo dire che credevo che dalla Sardegna sarebbe arrivato un segnale di questo genere. Il voto sardo conferma la grande presa, non solo della leadership di Berlusconi, ma anche dei miti che lui offre agli italiani».
La Caporetto sarda è colpa del Pd o merito del Cavaliere?
«C’è un mix di fattori, in questo caso neanche la Sardegna si è sottratta al vento di destra che spira in Europa. Ci sono responsabilità da addebitare sia al partito che alle vicende legate al Pd sardo, non gloriose nell’ultimo anno».
Le europee si avvicinano. Le dimissioni sono arrivate troppo presto?
«Credo che da una parte Veltroni abbia voluto caricare su se stesso la responsabilità esclusiva di una difficoltà che evidentemente ha ragioni più complesse. Dall’altra la sua rinuncia vuole sollecitare quel supplemento di coesione e rilanciare il progetto iniziale».
Forse vuole anche dimostrare che il problema non era solo lui…
«Forse anche questo».
Congresso subito?
«Il congresso subito sarebbe solo una cona tra più candidati, vista l’imminenza delle eleizoni europee e amministrative: occorre il tempo giusto e una discussione che coinvolga tutti i democratici».
E’ stato più deleterio l’antiberlusconismo, le lotte intestine o il dialogo veltroniano?
«Il dialogo non è mai eccessivo, e l’antiberlusconismo può essere negativo solo se non si accompagna alla capacità di una proposta alternativa. E’ stato più deleterio il virus delle lotte intestine».
Grande commozione traspare dalle istantanee dell’incontro di ieri
«Non esageriamo, mi stavo solo soffiando il naso. A parte gli scherzi, un po’ mi sono commosso».