Lettera 43, 01/11/2010
È un fiume in piena, Antonello Soro, deputato del Pd. Dal caso Ruby alle dichiarazioni del ministro Maroni sul “corretto operato” delle forze dell’ordine, quella famosa sera alla questura di Milano, il democratico non perdona: «è stato Berlusconi a cancellare i confini tra pubblico e privato. Ed ora non può invocare quel confine come un fattore dirimente nello scontro politico». Punto e basta. E a chi critica il Pd per l’eccessiva prudenza, il deputato sardo replica: «l’opposizione ha sempre fatto il suo dovere».
Ex sindaco di Nuoro, ex-democristiano, ex-popolare, ex-margherita, guai a chiamarlo “ex” Antonello Soro. Perché sono proprio gli “ex” il problema del Pd: «Il gruppo dirigente ha un tasso di continuità col passato troppo alto», spiega. Ergo il Partito democratico è tutto da “rinnovare”, che non significa “rottamare”. Si cambia squadra in vista delle elezioni, dunque? «Prima mandiamo a casa Berlusconi, poi se ne parla».
Si riapre la discussione sul caso Ruby e sulla condotta delle forze di polizia.
I fatti delle ultime ore rendono ancora più evidente che, dietro la facciata di un rispetto formale delle procedure e delle leggi, riferita dal ministro su quella brutta storia svolta nella questura di Milano, nel maggio scorso, c’è uno spaccato di un regime politico che si trova in una fase non solo di confusione dei ruoli, ma anche di degrado dei costumi, di abbrutimento dello standard della vita pubblica.
Intanto D’Alema rinnova il suo invito al premier a riferire al Copasir.
In un Paese normale non ci sarebbe stato bisogno di rinnovare l’invito. Ma la verità è che viviamo in un Paese in cui, laddove le Istituzioni dovrebbero essere tutelate al massimo livello, c’è un politico che non solo ignora il senso dello Stato, ma anche il confine tra pubblico e privato. E la divisione tra poteri la calpesta. Berlusconi ha una visione del potere arrogante e, come dire, da “fine corsa”. Vive in un bunker raccontandosi bugie allo specchio: così non solo logora il suo prestigio politico e quello del Paese, ma quello di un’intera classe dirigente.
È davvero la “fine della corsa” per Berlusconi?
Non dimentichiamo che Berlusconi fallisce per la terza volta in sedici anni la prova di governo. Il suo crepuscolo personale va a riverberarsi nelle tinte più scure sulla vita del Paese. È stato Berlusconi a cancellare i confini tra pubblico e privato, ed ora non può invocare quel confine come un fattore dirimente nello scontro politico.
La maggioranza non si recupera?
Basta frequentare il Parlamento per accorgersene: la maggioranza non c’è più. E non solo in Aula, anche nelle commissioni. È ora di finire questa fase di ipocrisia da una parte, e di ossessione dall’altra, considerando in modo tattico una crisi che invece è strategica, strutturale e investe la politica.
Parla di tattica: dopo settimane di attendismo, solo ora il Pd mostra il suo lato combattivo optando per la sfiducia. Del resto, si sa, la prudenza non porta consensi…
Non credo che l’operato dell’opposizione venga raccontato correttamente. L’opposizione, in meno di tre anni e con cento voti in meno, rovescia questo governo facendolo andare in minoranza continuamente. Insomma, qualche merito lo avrà …
Una mano ora la stanno dando anche i finiani…
Sì, ma non solo. Nei mesi passati, l’uso intelligente degli strumenti parlamentari ha portato alle dimissioni di ministri e sottosegretari del Governo: si sono dimessi perché l’opposizione ha saputo cogliere il momento giusto per presentare le mozioni di sfiducia, per far ritirare provvedimenti, per bloccare le inique leggi…
Ora è il momento di Bondi alla berlina. È giusto addebitare a lui, ministro da due anni e mezzo, il disastro in cui versa Pompei?
La situazione dei beni culturali italiani è complessa. Ma è importante ricordare, come ha fatto Veltroni, che il governo Prodi, anche nella manovra più pesante, aumentò le spese a favore dei beni culturali. Le ricordo inoltre che nell’ultimo decennio, Berlusconi ha governato per ben 8 anni. Certo non dipende tutto da Bondi, ma Bondi è responsabile per esser riuscito a governare ancora peggio. E non riguarda solo Pompei, ma tutti i Beni culturali. Non è un caso se, a un ministro come questo, un collega si sia permesso di dire che non gli dava i soldi «perché di cultura non si mangia». A un ministro veramente autorevole, Tremonti questo non lo avrebbe mai potuto dire.
A proposito di Veltroni, l’ex segretario pare molto attivo ultimamente: adesso lancia anche il Lingotto2.
Mah, guardi.. sul grado di attività o inattività dei politici italiani, non so che dirle. Quando si ha una responsabilità primaria come quella che fu di Veltroni, c’è un grado di esposizione. Quando questo ruolo viene meno, questa esposizione cessa o si riduce.
Lapalissiano, vien da dire.
Penso che Veltroni, come tanti altri leader del partito, abbia più di una motivazione per lavorare in favore del Pd: le distanze che si sono verificate, anche in area democratica, non devono impedire a tutti noi di lavorare per l’Italia. Se ciò significa rallentare anche il conflitto interno, questo è un bene.
Lei nel Pd respinge qualsiasi «categoria declinata al passato» (riferendosi agli “ex”), ma al contempo definisce i «rottamatori» una «sciocchezza» e il Pd un «partito vecchio». Insomma, come uscirne?
Non si può declinare al passato l’esperienza de Pd: il gruppo dirigente ha un tasso di continuità col passato troppo alto. Questo non significa rottamare, ma fare un passo indietro. Io lo ho fatto, altri no. Non significa mandare tutti a casa, ma vuol dire assegnare i ruoli primari a quelle personalità che hanno iniziato la propria esperienza politica dentro la dimensione del Partito democratico. Insomma, che hanno legato la propria biografia un po’ più al Pd e un po’ meno a esperienze del passato.
Per vincere le elezioni, si cambia squadra dunque?
Per vincere le elezioni mandiamo a casa Berlusconi. Poi vedremo cosa fare.