Camera dei deputati, 03/02/1999
Signor Presidente, abbiamo già espresso un giudizio sulla legge che disciplina la fecondazione medicalmente assistita: la consideriamo una buona legge, perché pone fine – almeno speriamo possa – all’inaccettabile mancanza di regole in questo campo. Ma abbiamo anche espresso, in commissione ed anche in sede di discussione generale in Aula, alcune riserve e opinioni diverse su determinati punti.
In particolare, le nostre riserve si sono manifestate in ordine alle tecniche di fecondazione assistita di tipo eterologo.
Questo non per un bisogno ideologico o di propaganda: voglio ricordare che abbiamo una concezione alta del profilo dello Stato laico, e lo abbiamo dimostrato in una discussione per noi non facile intorno alla costituzionalità di questo provvedimento, nell’ambito di un dibattito in quest’aula che ha avuto riflessi esterni sui quali sarebbe stato comodo fare propaganda.
Noi non l’abbiamo fatta, perché sappiamo separare il giudizio di merito da quello di costituzionalità.
Il merito, però, è oggetto di giudizio e i giudizi non dobbiamo tacerli: li abbiamo espressi, quindi, in commissione ed intendiamo esprimerli anche in questa sede, confermandoli con il voto.
Capisco le ragioni diverse, in particolare quelle espresse questa sera dall’onorevole Mussi prima di tutti gli altri, con una passione che è segno di un mandato parlamentare non declinato come un mestiere. Io capisco l’esigenza di rispondere a un bisogno, quello di un figlio, che è un desiderio di tante coppie che non possono averlo. Anche noi lo consideriamo un bisogno vero.
Ma noi pensiamo di dover rispondere anche ad un’altra domanda: come assicurare alla vita che nasce il diritto primordiale alla sua identità, la consapevolezza di una paternità e di una maternità riconoscibili.
Questa è una domanda diversa: la tutela del diritto di un figlio alla sua identità biologica, alla sua identità anagrafica, etnica, affettiva, per una rinunciabile certezza antropologica; è un’altra domanda, diversa e non contrapposta, rispetto al bisogno vero di una coppia sterile che vuole avere un figlio.
Possiamo coniugare queste due domande? Credo che dobbiamo farci carico di una risposta a queste due giuste esigenze, compiendo un grande sforzo di equilibrio. Abbiamo pensato di assumere un atteggiamento contrario alla proposta di inserire nella legislazione italiana le tecniche di fecondazione eterologa non per una scelta religiosa, ma per una nostra concezione della vita e del destino dell’uomo, per una concezione dell’organizzazione sociale che pensiamo incardinata sulla famiglia. Abbiamo rispetto per le preoccupazioni e le sensibilità che sono state espresse questa sera, e vorremmo trovare un clima di sereno giudizio, non condizionato dall’eventualità di un atto di rottura.
Vorrei, quindi, rivolgere a tutti i colleghi un invito a valutare il merito delle questioni e ad esprimere anche il voto accogliendo l’esito di questo giudizio con rispetto reciproco e con molta sobrietà. Il punto di equilibrio, al quale faceva riferimento l’onorevole Mussi, quello che egli teme che in qualche modo possa essere dissipato, è il prodotto del concorso delle libere volontà espresse in questo Parlamento, non è mai la concessione unilaterale di una parte nei confronti dell’altra.
Il punto di equilibrio è la convergenza di diverse rinunce e diverse scelte positive.
Per questa ragione viviamo con passione questa giornata di vita parlamentare, ma anche con molto rispetto per le opinioni diverse dalla nostra. Le scelte che discutiamo hanno a che fare con la coscienza di ognuno di noi, e ciò, onorevoli colleghi, viene prima di qualunque opportunità politica.