Prodi: l’Europa ha un’anima italiana

Romano Prodi, nominato presidente della Commissione europea, si dimette dal Parlamento italiano. Dopo i saluti e i ringraziamenti del neo presidente, tutto il Parlamento, con l’eccezione della Lega, si associa negli auguri di buon lavoro e nelle congratulazioni. E’ un momento di grande orgoglio per tutta l’Italia, ma anche l’occasione per un bilancio dell’esperienza dell’Ulivo.
Camera dei Deputati, 16/9/1999

Noi Popolari partecipiamo con soddisfazione ed orgoglio eguali a quelli dei colleghi che ci hanno preceduto alle congratulazioni per l’incarico al quale è stato chiamato Romano Prodi, e lo facciamo con la consapevolezza che questo è un momento felice per l’Italia, non un addio: anzi, io credo sia uno di quei momenti che vanno festeggiati.
Noi abbiamo una certezza e una speranza: la certezza che Romano Prodi ha portato e continuerà a portare l’immagine di un’Italia moderna, efficiente, competente, dinamica, in qualche modo diversa da uno stereotipo che tante volte ci hanno disegnato addosso, ma, insieme, anche la speranza che in Europa Romano Prodi sappia portare nel governo dell’Unione i caratteri della politica, quel supplemento d’anima che rende possibili i grandi disegni, traguardi e sfide diversamente impossibili, che accorcia, come è accaduto in Italia in questi anni, le distanze dal futuro. Il grande disegno, la nuova grande meta che noi vorremmo affidare a Romano Prodi, e che nei nostri cuori sentiamo di avergli affidato, è quella grande riforma dell’Unione europea che la trasformi in dimensione politica, che dopo aver superato le barriere delle divisioni monetarie sappia superare quelle più insidiose e in qualche modo più consolidate barriere che secoli di convenzioni culturali e politiche hanno segnato nella coscienza nazionale dei nostri paesi. Questo augurio a Romano Prodi è un augurio a tutti noi.
Voglio anche esprimere un riconoscimento che intende andare al di là di questa circostanza e che non è affatto retorico. Non è ancora tempo di consuntivi, ma noi siamo consapevoli che Prodi ha guidato un processo di profonda innovazione del riformismo italiano ed ha sperimentato, nell’esercizio di Governo, le novità della politica italiana. Al di là dei risultati straordinari che altri hanno richiamato e che tutti abbiamo presenti, per i quali ci sentiamo gratificati da questa legislatura straordinaria, voglio riconoscere a Prodi di aver guidato e reso possibile, negli anni 1995-1996, uno straordinario laboratorio politico nel nostro paese. Ha reso possibile ed ha guidato un processo che ha messo in discussione le certezze di una geografia degli schieramenti politici incardinati su vecchie fratture, in qualche modo prigionieri di storie concluse, per aprire una fase di straordinaria attenzione ai temi nuovi, alle nuove questioni, cioè, aperte nella nostra modernità, alle nuove opportunità possibili per la nostra generazione.
Riconosciamo che Prodi ha guidato la trasformazione e la transizione da una tradizione della sinistra cattolica, in qualche modo astratta e moralista, verso un approccio di solida concretezza. Il gusto dell’efficienza e dell’innovazione di Prodi hanno largamente pervaso, in questi anni, il centro sinistra italiano, non solo nello stile, nel linguaggio e nel metodo di relazione fra il governo ed i partiti. Nel segno di Prodi abbiamo superato le barriere del manierismo ideologico sopravvissuto in larghe parti dei gruppi dirigenti italiani, per ricercare in campo aperto le forme originali di una nuova stagione.
Sappiamo che l’approdo di questa fase nuova non è ancora compiutamente raggiunto. Noi ci sentiamo impegnati a non disperdere il patrimonio di novità che insieme a Prodi, in questi anni, con qualche incomprensione, ma con molta sincerità e costante e comune intenzione, abbiamo portato in Italia. Auguri.

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