La Camera dà il suo saluto a Nilde Iotti. Poiché una grave malattia le impedisce ormai di partecipare attivamente alla vita politica, la Iotti ha infatti deciso di lasciare il suo seggio a Montecitorio. Per 13 anni presidente della Camera, è stata parlamentare per 53 anni ed è l’ultima costituente ancora in carica a Montecitorio. Il presidente Violante annuncia che la Iotti chiede espressamente che, contrariamente alla prassi parlamentare, le sue dimissioni non siano respinte. L’intera assemblea, in piedi, applaude e tributa un omaggio non rituale a una grande protagonista della vita pubblica italiana. Nilde Iotti morirà pochi giorni dopo, il 4 dicembre.
Camera dei Deputati, 18/11/1999
Questo voto in qualche modo irrompe nella vita parlamentare, scandita dall’ordinario conflitto tra la maggioranza e l’opposizione. In un tempo nel quale può accaderci di scambiare la routine delle votazioni con una perdita di tempo, avverto questo momento come un richiamo forte alle grandezze non virtuali della nostra democrazia, ed alle dimensioni straordinarie della funzione parlamentare.
In fondo, la storia di Nilde Jotti evoca in tutti noi la memoria di una generazione politica fatta di grandi personalità, di grandi passioni che hanno costruito il tessuto della nostra Costituzione, dell’ordinamento più democratico del mondo. E’ la memoria, che nessuna polemica può sfumare, di una straordinaria stagione di ricostruzione democratica del nostro paese, che nel contrasto (e che contrasto!) duro ed aperto tra culture politiche contrapposte, tra ideologie, ha però accompagnato pacificamente la transizione dell’Italia, allontanandola dalle macerie della guerra, ma anche dalle rovine morali della stagione che con il conflitto si è chiusa.
In questa luce si colloca il profilo di una donna straordinaria, che ha conquistato negli anni un ruolo di crescente importanza, prima nel suo partito e poi nelle istituzioni – la prima donna ai vertici delle istituzioni italiane – guadagnando un rispetto ed una stima che hanno superato i confini di parte.
In questo momento, però, a me preme solo richiamare una parte minore, quella di parlamentare, di semplice parlamentare degli ultimi anni, nella XII e XIII legislatura, capace di vivere la vita di tutti, di un qualsiasi deputato, di stare in aula per ore. Ricordo – come ricorda lei, signor Presidente – le notti di quel dicembre 1996 quando il voto sulla legge finanziaria ci portò, in un contrasto durissimo, a votare nel cuore della notte. Nilde Jotti votava come tutti noi, restando in aula e fornendo una testimonianza di sobrietà, portando un contributo di esperienza e di saggezza, un contributo che è tanto più alto quanto più queste dimostrazioni sono prive di supponenza, quanto più sono distaccate dall’interesse personale e lontane dalla tentazione di imporre il proprio passato come un ingombro indiscreto.
Oggi Nilde lotti ci offre un’altra testimonianza altissima di come si possa essere coerenti con la propria missione politica, così ricchi anche di fiducia, in fondo, nella vita di questo Parlamento, nell’istituzione che noi qualche volta sottovalutiamo per il significato che ha, quello vero e più profondo, anche quando le innumerevoli votazioni danno la sensazione di fare la politica come se declinassimo un mestiere inutile.
Credo che questo sia il senso più alto della decisione e della richiesta di Nilde Jotti di procedere immediatamente alla presa d’atto delle sue dimissioni.