introduzione: resoconti, 1999

Introduzione
1. Gennaio 1997 – luglio 1999.
Un periodo interminabile per la politica italiana, che gli articoli, le interviste, gli interventi in aula di Antonello Soro, scandiscono ed interpretano da un punto di vista che si mantiene lucido e coerente.
Volutamente è stata rispettata la sequenza temporale egli interventi, per cui il libro assume un ritmo, per così dire, diario quotidiano della vicenda politica. Questa scelta, che ci aiuta a ripercorrere con emozione questi ultimi due anni e mezzo, non impedisce però di cogliere gli elementi di costanza culturale che hanno caratterizzato l’esperienza politica di Antonello Soro.
E che sono più d’uno. Tra i tanti ne ho scelti tre, che sono forse i più importanti, ma che danno delle risposte alle domande sulla politica che in questi mesi si pongono.

2. Prima ancora della gamma tematica, nel libro colpisce lo sforzo continuo e convinto verso la rilegittimazione del ruolo della politica e del Parlamento. In Italia, più ancora che negli altri Paesi dell’Europa, gli anni rispecchiati dal libro sono stati e sono ancora segnati da una grave difficoltà della politica ad affermare il proprio ruolo. Due forze, che hanno avuto spazio e legittimazione: la forza dell’economia e la forza del populismo.
L’enfasi sull’Euro e sulla competizione economica hanno amplificato infatti il ruolo delle tecnocrazie economiche da un lato (le Banche centrali, il Fondo Monetario Internazionale, i Ministeri del Bilancio) e delle imprese dall’altro; in Italia questa condizione si è associata ad una crisi della politica organizzata che non ha avuto paragoni in Europa.
La stessa crisi ha offerto uno spazio eccezionale alle voci ed ai movimenti che hanno puntato sul richiamo costante alle forme della democrazia diretta (i referendum, soprattutto) come “forma normale” dell’esercizio della democrazia.
In queste condizioni non è stato e non è ancora facile riaffermare che la politica ha un ruolo suo proprio: nel contrastare l’arroganza di chi propugna la propria esclusiva visione del futuro con una visione nella quale prevale il senso dell’equilibrio; nel trasformare l’emotività della piazza nel dialogo razionale, eppure ricco di emozione civile, che si svolge dentro le istituzioni, e soprattutto dentro il Parlamento.
Molti degli interventi allineati in questo libro ritornano su questo ruolo della politica, ma, in particolare, vanno sottolineati quelli che affrontano i temi della legge elettorale, del finanziamento pubblico dei partiti o delle riforme istituzionali e che “spiegano” perché vanno sottratti al gioco massimalista dei referendum e riportati alla decisione del Parlamento.
”Spiegano”, perché per Antonello Soro la politica, è insieme all’esercizio del dialogo che spiega e, spiegando, educa e convince, contribuisce alla nuova legittimazione della politica e dei politici.

3. La necessità che la decisione politica venga sottratta al gioco della piazza è testimoniato poi da un secondo fatto che emerge dalle pagine. In questa fine degli anni ’90 la scommessa che più qualifica il nostro futuro consiste nel patto di civiltà che stiamo definendo nelle sue componenti più qualificanti.
E che la politica elabora, distillando una nuova definizione dei valori che siamo in grado di dichiarare e coniugandola con nuovi dispositivi tecnici: nel dibattito sulla procreazione assistita o sui limiti alla legittimazione dell’omosessualità c’è tutta la nostra futura famiglia; nel dibattito sulla scuola c’è la nostra ambizione verso ciò che, attraverso l’educazione, elabora e trasmette il nostro patrimonio di conoscenze; nella faticosa elaborazione del patto sociale c’è l’impegno a fare dello sviluppo un’occasione di allargamento delle opportunità; nel dibattito sulle privatizzazioni c’è il nuovo Stato che non abbandona al caso le grandi imprese pubbliche, ma si impegna ad allargare il mercato gestendo le regole del mercato.
Improvvisamente ci rammentiamo, grazie alla politica, grazie al Parlamento, che il nostro futuro è il luogo dove le nostre speranze, le nostre convinzioni etiche hanno un peso, una dignità; che l’economia che ha dominato così a lungo il terreno della decisione, non le può guardare con sufficienza, quasi fossero le espressioni di una società bambina.
Il continuo maremoto della cronaca politica spesso offusca il fatto che la politica, in questa elaborazione, sta ritrovando dignità; che l’economia che ha dominato così a lungo il terreno della decisione, non le può guardare con sufficienza, quasi fossero le espressioni di una società bambina.
Il continuo maremoto della cronaca politica spesso offusca il fatto che la politica, in questa elaborazione, sta ritrovando dignità; Antonello Soro è consapevole che non è facile sostenere e comunicare questo sforzo di rinascita, ma non rinuncia a testimoniarlo.

4. Accanto ai temi della nuova legittimazione dello spazio politico e dell’elaborazione sui nuovi contenuti della modernità, c’è infine un terzo filo rosso che attraversa le pagine del libro, quello che allinea le riflessioni sul popolarismo e sul Partito Popolare.
Non c’è, nelle parole di Antonello Soro, alcuna ombra di nostalgia per un passato oramai lontano; c’è, in presa diretta, l’obiettiva difficoltà di far ripartire una proposta politica organizzata in una fase nella quale anche i portatori di interessi minimi pretendono di egemonizzare il dialogo e di condizionarlo oltre misura. E, tuttavia, pur nel tormentato percorso del Partito Popolare in un centro sinistra senza pace, emerge la forza del popolarismo, non più difesa dai grandi numeri della Democrazia Cristiana, ma forte delle sue più profonde radici etiche e culturali.
Il senso costante della responsabilità verso tutti e non verso una sola parte, la coscienza forte che i diritti e le speranze di tutti trovano ospitalità solo all’interno di una visione equilibrata della politica, la continua accettazione della modernità come fatto positivo perché ci offre più strumenti per allargare le opportunità, la moderazione come virtù ben diversa dalla conservazione; tutto questo si trova costantemente nelle parole del libro e gli da un senso di grande serenità.
”Centralità ed equilibrio”, questa endiadi con la quale Antonello Soro definisce la posizione del Partito Popolare rappresenta bene la promessa che questo nuovo soggetto politico può serenamente fare alla società italiana. Io aggiungerei “senso della vocazione egoiste e populismo cinico” abbiamo bisogno di ritrovare nella politica una sponda cui affidarci e cui affidare la nostra vocazione civile. Se è così c’è uno spazio ampio possibile per una nuova interpretazione del popolarismo.

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