(Intervista di Fiorenza Sarzanini, “Corriere della Sera” – 10 aprile 2018)
“Dobbiamo allargare l’indagine, Facebook deve fornirci tutti i dati sulle altre società specializzate in marketing politici con cui aveva stretto accordi perché gli utenti spiati potrebbero essere molti più dei 214 mila già scoperti”.
Al termine della prima verifica effettuata dai suoi esperti, il Garante della privacy Antonello Soro conferma che i controlli sono appena all’inizio. Vuol dire che il caso della cessione dei dati a Cambridge Analytica non è isolato?
“In pochi anni Facebook ha aumentato in maniera esponenziale il numero degli sviluppatori di applicazioni e questo ci fa ritenere che altri possano aver attinto informazioni”.
Anche in questi altri casi il fine sarebbe politico?
“Certamente il fine primario è economico, anche perché la profilazione degli utenti consente un’attività mirata che genera ricchezza. Ma questo non esclude il passo successivo. Era prevedibile che una simile raccolta di dati portasse al passo successivo come i consigli per il voto. È uno sviluppo ineludibile”.
La prossima settimana lei incontrerà Stephen Deadman, Deputy Chief Global Privacy Officer di Facebook. Parlerete di questo?
“Chiederò la consegna di tutte le informazioni riguardanti l’attività di Facebook per capire se ci sono altre società che hanno operato su utenti europei ma soprattutto italiani. Noi stiamo ancora lavorando per stabilire se Facebook ha raccolto illecitamente dati grazie alle rubriche telefoniche di chi non è iscritto al social ma ha scaricato l’applicazione WhatsApp che è di sua proprietà”.
Pensa davvero sia utile dare più poteri alla task force europea?
“Stiamo facendo da battistrada rispetto agli Stati Uniti e al Giappone grazie al regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali. Facebook ha subito un gravissimo danno reputazionale e un crollo in Borsa. Dobbiamo cogliere l’occasione sfruttandola al massimo anche grazie alla collaborazione tra Paesi”.