(di Antonio Satta, “Milano Finanza”, 21 aprile 2018)
Cambridge Analytica ha scoperchiato il vaso di Pandora. Chi controlla i profili degli utenti dei social network ha un potere enorme che può orientare non solo le scelte economiche ma anche quelle politiche dei cittadini. La gestione dei dati quindi non è solo un problema di privacy, ma molto, molto di più, come spiega in questa intervista Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali.
La quarta stagione di House of Cards è stata completata prima delle elezioni presidenziali americane e già lì si metteva in scena la manipolazione del voto grazie all’uso dei dati personali. Ci voleva tanto per capire che cosa stava succedendo?
Chi, come noi, aveva una lunga consuetudine con questi temi aveva segnalato i pericoli. È chiaro che, se già utilizzi meccanismi di profilazione per la pubblicità personalizzata, la tentazione di usarli anche per altri fini, come l’orientamento delle scelte elettorali e politiche, sarebbe stata foltissima. E infatti sono stati usati.
Però non si è fatto niente.
No, si è fatto parecchio; adesso abbiamo anche un regolamento europeo in materia di protezione dei dati, che sarà effettivamente applicabile dal 25 maggio ed è all’avanguardia. Certo, ci si poteva muovere prima, ma è un problema che non può risolvere uno Stato solo o un singolo regolatore. I big data invece hanno potuto svilupparsi tumultuosamente, in assenza di regole perché è prevalsa, soprattutto negli Stati Uniti, la convinzione che la forza dell’economia moderna passasse non solo per lo sviluppo delle tecnologie digitali ma anche per la capacità di concentrazione dei big player. Oggi la potenza degli Over the top fa impallidire il ricordo dei grandi trust dell’acciaio e del petrolio degli inizi del secolo scorso. Google ha assorbito almeno 80 imprese in qualche modo collegate, come Youtube. Facebook circa altrettante, tra cui Instagram e WhatsApp. Le possibilità che questi colossi hanno di collegare, elaborare, profilare i dati dei loro miliardi di utenti è impressionante. Si tratta di una concentrazione senza precedenti, non solo economica ma anche di potere e di conoscenza. E questo potere deriva dai dati, che non sono cifre, sono la nostra vita, sono persone.
Perché gli Stati Uniti hanno così sottovalutato il problema?
Più che sottovalutarlo hanno proprio contrastato la regolamentazione. Il fatto è che oggi nell’economia globale è forte chi prevale nel campo della conoscenza e lo ^scontro ora è tra Usa e Cina. E la nuova corsa alla luna. Inoltre lo sviluppo tecnologico è stato così rapido e tumultuoso che il diritto non è stato in grado di adeguarsi con gli stessi ritmi; c’è stato un ritardo nel pensare e nel costruire la norma, ma è mancata anche l’introiezione della disciplina esistente, per quanto in parziale ritardo rispetto ai fenomeni regolati.
E ora?
Ora lo scossone è stato salutare. Si sono spaventati gli Stati, ma anche le imprese. Lo shock di Cambridge Analytica ha aperto una finestra di attenzione planetaria. Due miliardi e duecento milioni di utenti Facebook hanno avuto la consapevolezza che i propri gusti, sentimenti, convinzioni religiose, politiche e personali sono stati messi a disposizione di sconosciuti interessati a manipolarli. C’è stata un’ondata sfiducia che è costata ai big player del mercato decine di miliardi di capitalizzazione. I gestori dei dati hanno avuto paura e hanno cominciato a rivedere le proprie policy. Zuckerberg ha fatto autocritica anche sulle strategie passate che lo hanno portato ad accettare sulla sua piattaforma qualsiasi applicazione, da chiunque sviluppata, purché gli portasse traffico. Tra pochi giorni incontrerò alcuni dei più alti dirigenti di Facebook, che stanno girando l’Europa per confrontarsi con i regolatori.
E gli Stati?
La metà della propaganda politica circolata sui social durante la campagna elettorale per le presidenziali Usa proveniva da gruppi non identifìcabili e sospetti, uno su sei dei quali riconducibile a potenze straniere. Una situazione analoga si è verificata in Gran Bretagna durante la campagna per la Brexit. Questi fenomeni non si possono ignorare. Nessuno è disposto ad accettare attacchi alla propria sovranità. Tutti i governi e tutti i regolatori hanno capito che questi non sono solo problemi di privacy. E infatti i 28 Paesi Ue hanno già adottato norme molto stringenti.
Avrebbero impedito il caso Cambridge Analytica?
Secondo queste norme quelle sono violazioni gravi, sanzionate con severità. Ora dati personali raccolti per una finalità non possono essere ceduti ad altri e per altri usi senza un consenso esplicito. Che non è un semplice click su una formuletta in calce a decine di pagine incomprensibili.
Tra i profili di Facebook acquisiti da Cambridge Analytica 214 mila sono italiani. Li conoscete?
Abbiamo già aperto un’istruttoria, ma non ci interessa solo scoprire chi sono; vogliamo sapere per quale circostanza e per quali finalità quei profili sono stati acquisiti e soprattutto a quali committenti sono stati resi disponibili.
Avete il sospetto che siano stati utilizzati per la campagna elettorale?
E’ un aspetto che verificheremo.
Nel libro Algoritmi di libertà di Michele Mezza, docente alla Federico II, si citano alcuni casi inquietanti, come quello di due notizie, indipendenti, uscite a un giorno di distanza: la cancellazione del Carnevale romano tra le attività sponsorizzate dal Comune e la celebrazione del Camevale cinese, pagata da commercianti e imprenditori di quella comunità. Messe insieme e veicolate da numerosi bot, si è arrivati all’irradiazione di 100 mila pagine, nelle quali il messaggio semplificato era: «Cancellano il Carnevale romano per fare quello cinese». E la particolarità è che tutta l’operazione ha coinvolto solo utenti di social residenti nei collegi elettorali romani, a pochi giorni dal voto.
Quello dei bot è uno dei temi aperti. Chi riceve una notizia deve sapere se è stata originata da una persona fisica o da una piattaforma automatica. Non è semplice, ma stiamo affrontando la questione. Però lei solleva un altro problema, ossia quello della diffusione mirata di fake news o altri messaggi manipolativi in particolari circostanze e territori. Fra i temi della nostra inchiesta c’è anche questo. Vogliamo capire dove sono distribuiti i profili acquisiti da Cambridge Analytica; sarebbe interessante capire se sono stati scelti in base alla contendibilità dei collegi elettorali.