Prefazione
di Luciano Violante
Questo è un libro sulla libertà. Non si limita alla denuncia dei rischi connessi all’abuso della Rete, ma traccia le linee di una civiltà della Rete, per ridurne i rischi e moltiplicarne i vantaggi.
I regimi democratici si caratterizzano per il peso dell’opinione pubblica nelle scelte dei governanti e quindi presuppongono la libera formazione di quella opinione che è costituita, in fin dei conti, dalla somma delle opinioni individuali.
Antonello Soro dimostra, con parole semplici e profonde, le difficoltà in cui si imbatte questa prospettiva a causa dei caratteri che ha assunto l’uso della Rete.
La formazione delle opinioni dei singoli è soggetta in misura crescente a procedure di falsificazione del reale al fine di costruire valutazioni destinate a tradursi in consenso politico. Il caso Cambridge Analytica, la società londinese di estrazione dati accusata di avere usato illegalmente le informazioni di cinquanta milioni di utenti americani di Facebook nell’elezione di Donald Trump, ha confermato i danni che un uso anomalo della Rete può produrre per la democrazia.
Nel 1935 Johan Huizinga pubblicò un piccolo libro, La crisi della civiltà, nel quale metteva in evidenza come, con la diffusione della radio e dei giornali, la razionalità del dibattito pubblico fosse rapidamente crollata. La diffusione della comunicazione di massa aveva prodotto nei cittadini, secondo lo storico olandese, una sorta di schizofrenia che non era compensata né dalla crescita quantitativa delle informazioni disponibili né dalla crescente alfabetizzazione della società.
Le preoccupazioni sulla qualità del dibattito pubblico non potevano che aumentare nell’era della televisione e poi crescere ulteriormente nell’era di Internet.
Alle distorsioni che derivano dal profluvio di informazioni non verificate, all’interno delle quali ciascuno può scegliere non tanto quelle più fondate quanto quelle che più corrispondono alle proprie aspettative, si è aggiunta in tempi più vicini a noi la gara per gli indici di ascolto e per il numero di contatti. Gli uni e gli altri condizionano l’acquisizione e il costo della pubblicità perché il prezzo che l’inserzionista deve pagare è direttamente proporzionale al numero degli utenti. I lettori e i contatti crescono se su quel sito ci sono notizie che attirano l’attenzione. Il responsabile del mezzo di comunicazione è indotto perciò a preoccuparsi della capacità di attirare l’attenzione e quindi è tentato a indulgere alla spettacolarità, alla violenza, alla volgarità.
È quella che Antonello Soro chiama, con una felice intuizione, “economia dei dati”.
La gara per gli indici di ascolto fa perdere di vista il compito dei mezzi di comunicazione nella società democratica e ostacola la formazione di un’opinione pubblica informata. Da un lato, si esalta la sovranità del cittadino, dall’altro, lo si inonda di notizie false privandolo di elementi di conoscenza essenziali per poter decidere responsabilmente.
La sovranità appartiene al popolo, ma il popolo è messo nelle condizioni di esercitarla? I criteri per distinguere l’informazione dalla disinformazione sono realmente disponibili?
Molti studi si preoccupano degli effetti dell’ignoranza politica e dell’irragionevolezza degli elettori sulla democrazia, a volte con l’intento, non sufficientemente nascosto, di denigrare il principio democratico(1).
In realtà il principio democratico si fonda non sulla sapienza dell’elettore ma sull’attribuzione ai cittadini, titolari della sovranità, del potere di scegliere i propri rappresentanti e, in forma più o meno diretta, i propri governanti.
È perciò dovere costituzionale delle parti politiche, dei mezzi di comunicazione, dei corpi intermedi e dei cittadini consapevoli, diffondere le informazioni necessarie per una scelta responsabile. Pertanto l’uso truffaldino dell’informazione va combattuto smascherandolo e contrapponendogli un’informazione corretta.
Il libro affronta il tema della difesa della riservatezza in tutti i suoi aspetti: minori, detenuti, posto di lavoro, salute. Sono citate prassi, sentenze, normative che danno un quadro completo delle garanzie e dei rischi connessi all’uso improprio della Rete.
Risultano particolarmente interessanti, anche per la novità dell’analisi, le pagine dedicate all’ipertrofia degli obblighi di pubblicazione dei dati. La visibilità dei poteri pubblici e la conoscibilità dei loro atti è un fondamento delle democrazie moderne. Tuttavia, spiega Soro: «Riversare in Rete una congerie amplissima di dati – anche personali –, non adeguatamente selezionati e modulati, in ragione del loro valore per il controllo democratico sull’agire amministrativo, finisce con il determinare il paradosso di un’opacità per eccesso di trasparenza, che ostacola, anziché favorire, la conoscenza diffusa delle modalità di gestione della cosa pubblica»(2).
La conclusione, anche sulla traccia del parere espresso dal Consiglio di Stato sullo schema del decreto legislativo n. 97/2016(3), il cosiddetto “decreto FOIA” (Freedomof Information Act), consiste nella necessità di superare la burocrazia della trasparenza ed evitare che l’eccesso incontrollato di informazioni possa provocare quella “opacità per confusione” che costituisce l’esatto contrario della trasparenza.
Le pagine finali, inoltre, sono dedicate all’intelligenza artificiale. Lo sviluppo della tecnica e della scienza sta ponendo infatti il grave problema del rapporto tra umano e non umano. L’algoritmo non è né infallibile né neutro. Si tratta di «opinioni umane strutturate in forma matematica»(4).
È in gioco un’immagine della persona umana che sfugge all’idea che essa sia totalmente classificabile, oggetto di scomposizione e ricomposizione in base a criteri di mercato. Perciò l’autore propone, e non si può non essere d’accordo, un’etica per l’algoritmo. Occorre pensare a uno statuto etico del prodotto dell’intelligenza artificiale che dia sempre e comunque all’uomo la possibilità di intervenire in qualsiasi momento nei procedimenti decisionali dell’intelligenza artificiale.
Il libro è dedicato a Stefano Rodotà, una dedica che esprime più di qualsiasi altra parola il solco nel quale si collocano le riflessioni e le proposte di Antonello Soro.
1 Ad esempio Bryan Caplan, The Myth of the Rational Voter. Why Democracies choose BadPolicies, Princeton, Princeton University Press, 2007.
2 Cfr. infra p. 118.
3 Dal titolo: “Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”.