Forza Piero!

25 gennaio 2007

 

Stiamo rispettando tutti gli appuntamenti stabiliti nell’agenda che abbiamo concordato. L’ultimo punto è la costituzione del PD; mentre prima vi sarà la celebrazione di due congressi che saranno “un punto di non ritorno”.

Per quanto riguarda la Margherita, la scelta di fondo a favore del PD è il cuore della mozione unitaria. Nei DS la competizione è più aperta, perché una parte del partito è contraria a questo percorso. Il nostro auspicio è che la linea di Piero Passino raccolga un ampio consenso.

Qualcuno forse, ancora una volta, mi accuserà di “ingerenza” nelle questioni diessine. Non è affatto così: i nostri due partiti hanno definito insieme un percorso politico condiviso verso il PD, per cui la Margherita non si sente estranea, ma è coinvolta nel dibattito congressuale dei DS, un dibattito che peraltro chiama in causa quotidianamente la Margherita, come è giusto.

Adesso la tempistica è un po’ sfalsata: i nostri congressi comunali sono già in corso, quelli dei DS cominceranno nei prossimi giorni. Ma alla conclusione del percorso, in aprile, arriveremo insieme.

L’accordo unitario nella Margherita dovrebbe reggere. Bisogna tenere conto che noi rinnoviamo le cariche a tutti i livelli: all’interno dell’unica mozione politica c’è a livello locale un’articolazione che a volte si traduce in una competizione per la guida del partito. La nuova classe dirigente che sarà eletta dai congressi locali avrà il mandato di guidare gli aspetti politici e organizzativi della fase costituente del PD. Noi non abbiamo mai pensato di limitare il contributo della Margherita alla nascita del PD nell’approvazione di un documento congressuale.

Vogliamo portare nella nuova fase che si apre il contributo dei nostri tanti dirigenti e amministratori con il loro patrimonio di cultura e di esperienza politica. Con questo spirito abbiamo organizzato “Primavera italiana”, venti assemblee in tutto il paese caratterizzate da larga partecipazione e condivisione dei contenuti politici e dalla volontà di investire nella sfida del governo e nella prospettiva del Partito Democratico.

Vivo con apprensione il dibattito tra i DS. Nella Quercia c’è una tensione politica forte e di per sé non negativa, descritta molto bene in un bell’articolo di Reichlin sull’«Unità». Nel caso dei DS è la prima volta che si tratta di mettere in agenda un cambiamento profondo, una discontinuità vera rispetto alla precedente e attuale forma organizzativa e politica. Non sto parlando di abiure, che non saranno chieste a nessuno, ma della necessità di declinare al futuro la nostra politica. Invece noi che oggi siamo nella Margherita abbiamo già vissuto, e sofferto, passaggi analoghi negli scorsi anni.

Proprio dall’articolo di Reichlin emergono con chiarezza le ragioni storiche e culturali che ci spingono verso il progetto del PD e giustificano la scelta di aprire e adeguare la forma e il contenuto della politica alle domande di una società rispetto alle quali tutti siamo in ritardo. La vera ragione del Partito Democratico è la crisi della democrazia, dissociata rispetto ai tempi dell’economia, della ricerca scientifica, della vita, inadeguata rispetto all’ esigenza di governabilità e alternanza. Ci teniamo i partiti identitari mantenendo in vita le nostre divisioni che nella testa degli italiani sono già superate da tempo.

Anche sulla collocazione internazionale del PD il confronto sta determinando un progressivo avvicinamento delle posizioni. D’Alema ha detto che occorre andare oltre il socialismo. Parole in forte sintonia con la nostra idea che il campo dei riformisti in Europa e nel mondo è più ampio di quello che si riconosce nel PSE e che bisogna fare i conti con le correnti di cultura politica che nel mondo condividono le idee generali su cui nasce il PD: l’aspirazione all’uguaglianza di opportunità, la difesa dell’ambiente, la necessità di coniugare crescita economica e tutela della dignità del lavoro. I socialisti sono una parte importante di questo campo, e insieme dobbiamo costruire una rete di relazioni più efficace di quanto non siano le famiglie attuali nella costruzione delle decisioni politiche, che spesso hanno in sé più differenze di quante ve ne siano nell’Ulivo italiano.

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