Il governo D’Alema si è appena insediato e affronta subito l’appuntamento della Finanziaria. Antonello Soro è da qualche settimana il nuovo capogruppo dei Popolari, dopo l’ingresso di Sergio Mattarella al governo. Problemi di assestamento nella nuova maggioranza, senza Rifondazione e con l’ingresso dell’Udr di Cossiga e Mastella. Il rafforzamento del centro prelude a una separazione dalla sinistra? I Popolari rifiutano queste ipotesi: dialogo aperto con i nuovi partners, anche in vista di alleanze elettorali per le europee di primavera, ma sempre con l’impegno di proseguire l’esperienza dell’Ulivo.
Il Popolo, 24/11/1998
Prende dunque il via l’inserto del Popolo a cura dei deputati del Gruppo. È per me un particolare piacere “tenere a battesimo” il nuovo inserto proprio nei primi giorni del mio mandato da presidente. Un compito che ho assunto con entusiasmo, anche se con consapevolezza delle difficoltà.
Sbaglieremmo, infatti, a sottovalutare le inquietudini di queste settimane. Si intrecciano in noi giudizi e sentimenti complessi, non sempre convergenti. Questo non è necessariamente un fatto negativo: l’inquietudine è di tutti noi, e coincide, come sempre avviene, con una fase nuova e difficile. Ma l’inquietudine si vince con il confronto politico. Nostro compito è adesso quello, da un lato, di aiutare l’affermarsi di un giudizio chiaro e sereno sulla prima parte della legislatura, dall’altro quello di riproporre con coerenza l’orizzonte della nostra azione nel Parlamento e nel paese.
Abbiamo sostenuto il governo dell’Ulivo con chiarezza e lealtà. Siamo stati e siamo convinti che esso sia qualcosa di più di una semplice alleanza: si tratta di un vero e proprio progetto politico, nato dall’ambizione di riformare lo stato, l’organizzazione dei processi economici, di allargare il diritto di cittadinanza, di rafforzare insieme la democrazia economica e la coesione sociale. Ma, vorrei dire soprattutto, si tratta del frutto dell’incontro tra il meglio della cultura politica riformista di tradizione socialista e il popolarismo italiano. Un incontro in cui, strategicamente, noi crediamo.
Le buone ragioni dell’Ulivo – dare risposta alla richiesta di cambiamento che sale dal paese, canalizzare la domanda di rinnovamento nel sistema delle regole, sottraendola alle tentazioni plebiscitarie, creare modalità di partecipazione più estesa di quella tradizionale dei partiti, favorire l’evoluzione del sistema politico in senso bipolare rispettando l’originalità italiana e riuscendo a connettersi con le nuove tendenze del riformismo europeo – sono ancora valide. Esse vanno al di là delle persone e dei protagonisti.
Ma non ci nascondiamo che la nuova situazione porta in sé alcuni elementi di contraddizione. Cossiga ha detto di pensare a un centro alternativo alla sinistra. Noi pensiamo che sbagli: all’orizzonte, infatti, non si vede un sistema bipolare in cui manchi la destra. A noi spetta certamente, nella nuova situazione, il compito di tenere ben ferma la bussola della scelta bipolare: lusinghe e tentazioni, come già si vede, non mancheranno. Stiamo vivendo contrasti e tensioni che speriamo possano restare al di qua della misura. Ma non ci assumeremo il ruolo di essere semplicemente quelli che smussano gli spigoli, lasciando magari ai nostri alleati i toni arroganti e le uscite ad effetto.
Saremo alleati, ma attenti a non subire alcuna tentazione di egemonia. Non perderemo la nostra identità, la nostra concezione della democrazia, la nostra volontà di richiamare il primato della persona nel rapporto tra cittadino e stato, contro ogni forma di autorità che comprima l’autonomia e la dignità. È per noi strutturalmente impossibile accettare soluzioni che rispondano alla complessità della “democrazia difficile” con l’offerta semplificatoria di una deriva personalistica e plebiscitaria: questo è il nostro codice genetico. Così come sarà importante non allentare i legami che abbiamo, anche con fatica, costruito e che hanno segnato la buona politica di questi anni. Noi faremo la nostra parte.