Il bisogno di strumenti che diano maggiori garanzie in termini di certezza ed incontestabilità dei risultati elettorali e, allo stesso tempo, abbiano una positiva ricaduta sul livello di partecipazione popolare suggerisce l’opportunità di sperimentare su larga scala meccanismi di voto elettronico. Anche il funzionamento della Giunta delle elezioni presieduta da Antonello Soro, organo di garanzia in sede di verifica dei poteri, ne trarrebbe beneficio dopo le difficoltà della presente legislatura.
Europa, 26/07/2005
L’approssimarsi delle elezioni politiche della prossima primavera ha riacceso la discussione non solo in ordine alla riforma del sistema elettorale ma, più in generale, sul complesso dei meccanismi attraverso i quali passa il funzionamento della democrazia.
La società in cui viviamo è profondamente diversa rispetto a quella di appena venti anni fa, gli importanti progressi registrati nel settore della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (da Internet ai messaggi di testo e immagini via telefono sino ad arrivare alla TV digitale interattiva) sono stati rapidamente assimilati dall’opinione pubblica. Oggi assistiamo ad una profonda accelerazione nei rapporti interpersonali e lavorativi che si traduce nel bisogno largamente avvertito dalle persone di essere “protagonisti” e non meri spettatori all’interno di uno contesto mondiale che appare sempre più a portata di mano.
Si tratta di capire, allora, come legare insieme il desiderio di partecipazione attiva e le moderne tecnologie di comunicazione a quella che, ancora oggi, rappresenta la principale forma di esercizio della sovranità popolare, ossia il diritto di voto.
Le procedure di voto previste nell’attuale sistema elettorale appaiono anacronistiche. L’utilizzo di scheda cartacea e matita copiativa per esprimere il voto all’interno del seggio, il ricorso a scrutatori che effettuano operazioni manuali di conteggio delle preferenze espresse e la successiva trasmissione dei dati elettorali alle Camere attraverso una infinità di passaggi dei verbali rendono il procedimento macchinoso e poco trasparente, alimentando la disaffezione dei cittadini che sono sempre più spesso abituati ad eseguire operazioni, anche complesse, attraverso meccanismi che garantiscono risparmi di tempo ed energie (transazioni finanziarie on line, pagamenti di bollette mediante domiciliazione bancaria, ecc.).
La personalità, eguaglianza, libertà e segretezza del voto sancite dalla nostra Costituzione non devono divenire un alibi per rigettare aprioristicamente ogni tentativo di innovare la materia, razionalizzando e migliorando la funzionalità della macchina elettorale all’interno dell’attuale sistema politico maggioritario.
Anche nella presente legislatura, purtroppo, la Giunta delle elezioni, in sede di verifica dei poteri, ha riscontrato interpretazioni del voto fortemente differenziate tra loro, tali da distorcere la volontà dell’elettore, sino ad arrivare ad assegnazioni di voti totalmente errate a candidati che non ne avevano alcun titolo. La scarsa omogeneità ed attendibilità dei dati rendono difficile l’operato della Giunta, chiamata a verificare il risultato elettorale muovendo da premesse assai discutibili con il serio rischio che venga compresso il ruolo di garanzia dell’organo.
Il sistema di proclamazione degli eletti non può prescindere da quei requisiti di certezza ed incontestabilità, attualmente non garantiti dal carattere manuale delle operazioni di voto, di scrutinio e di trascrizione su supporto cartaceo dei risultati elettorali.
Bisogna porre rimedio a tali disfunzioni e al pericolo evidenziato di un progressivo allontanamento dei cittadini dalla consultazione elettorale ma, ad un tempo, dobbiamo rafforzare il carattere di affidabilità e di neutralità dello scrutinio. E possiamo farlo eliminando la profonda discrasia venutasi a creare tra le dinamiche della moderna società dell’informazione e della comunicazione e le dinamiche istituzionali in materia elettorale. Occorre, cioè, ridurre il gap tecnologico che penalizza il nostro sistema elettorale attingendo a quegli strumenti potenzialmente in grado di migliorarne l’efficienza, la trasparenza e la “vis attrattiva” nei confronti del corpo elettorale, mantenendo inalterate le garanzie costituzionali.
Mi riferisco, in particolare, all’introduzione del voto elettronico nei seggi elettorali, quale strumento che potrebbe rivelarsi idoneo a garantire procedure elettorali più veloci ed efficaci e, al tempo stesso, capaci di assicurare un elevato grado di sicurezza ed attendibilità. Grazie al voto elettronico si potrebbe ottenere un abbattimento dei margini di errore e tempi inferiori per l’accertamento dei risultati.
È un tema già affrontato da diversi Paesi europei. In particolare, in Germania e nel Regno Unito sono state avviate significative esperienze in materia di voto elettronico, anche nell’ambito delle elezioni politiche (emblematico il caso di Colonia, alle Politiche del 2002, laddove il voto elettronico ha avuto un’applicazione “a tappeto”, senza possibilità di scelta tra tale tipologia di voto e quella tradizionale).
Pur nella eterogeneità delle esperienze maturate a livello europeo, è emerso che il ricorso a macchine elettroniche all’interno del seggio, prevalentemente del tipo touch screen, utilizzabili anche per il conteggio dei voti garantisce apprezzabili risultati in termini efficienza, sicurezza e trasparenza, senza comportare, come da molti temuto, un squilibrio a carico della pubblica amministrazione nel rapporto costi benefici.
Appare, allora, opportuno e non ulteriormente dilazionabile intensificare anche in Italia gli sforzi tesi a modernizzare il complessivo procedimento elettorale, andando oltre le poche sperimentazioni di scrutinio elettronico realizzate in ambiti territoriali piuttosto limitati, valutando seriamente l’opportunità di ricorrere su più ampia scala a tale strumento già nel corso delle prossime elezioni politiche.