Il Sole 24 Ore, 17 gennaio 2007
Per la prima volta nei Ds si gioca una partita davvero nuova. Finalmente si mette in discussione il passato”. Antonello Soro, coordinatore dell’esecutivo della Margherita, legge nel malessere della Quercia un segnale positivo per il partito democratico anche se non vede svanito, nonostante le difficoltà diessine, il tentativo di “annessione” dei Dl. E gli ultimi abbandoni? “Caldarola ha sventolato una bandiera del passato”. Boccia, poi, la sinistra Ds che punta a un rinvio dei congressi dopo le amministrative: “E’ un errore, non giova a nessuno”.
Allora si stanno sfaldando i Ds?
No, credo piuttosto che si stia aprendo davvero – e finalmente il processo di costituzione del nuovo partito. Forse per la prima volta nella storia di molti dirigenti diessini si mette in discussione quello che è il passato e si ragiona in un atteggiamento di discontinuità. Ovvio che questo comporti tensioni. Non vorrei che la mia apparisse un’ingerenza ma il dibattito dei Ds, in questa stagione è anche il nostro dibattito e quindi è un nostro dovere parlarne e farci carico delle difficoltà che esistono.
Dice che si mette in discussione il passato ma gli ultimi abbandoni hanno motivazioni opposte.
Le motivazioni poste da Nicola Rossi e Peppino Caldarola sono molto diverse. Rossi ha posto un’esigenza che è rivolta a tutto l’Ulivo di avere ritmo più rapido nel processo del partito democratico e nella sua qualificazione riformista. Quella di Caldarola mi pare più un espressione di attaccamento alla bandiera del passato. Questo dimostra che per la prima volta nei Ds si gioca una partita nuova.
Si ma rischiamo anche la scissione con la sinistra.
Se ci preoccupassimo oggi di chi potremmo perdere, rischieremmo di non accorgerci che si possono perdere pezzi più larghi della società: pezzi che hanno colto nel progetto di Romano Prodi un profilo di Modernità.
Il malessere diessino giova alla Margherita.
Nel partito democratico non dovranno andare ex Ds e Dl ma serve forte rimescolamento. Un po’ è accaduto nella Margherita, non abbastanza ma di più di quello che si pensava. E questo dovrà accadere nei Ds: una contaminazione. Se nessuno della quercia andrà via , bene. Ma nessuno deve restare pensando di dare un nome nuovo a un partito vecchio.
E questo corregge o no i rapporti di forza tra voi?
Nei Ds ci sono ancora alcune componenti e personalità che hanno più in mente un’annessione che un nuovo partito.
Quindi il rischio di subalternità rimane?
Più ci avviciniamo al traguardo più emergono difficoltà. I congressi daranno la spinta decisiva verso la meta.
Si aspetta nuove battaglie identitarie dei Ds e anche degli ex-Popolari?
Questo rischio è presente perché è il riflesso primordiale della conservazione che in questa fase è nostro nemico.