Il Mattino, 01 aprile 2007
Il parallelo con Olanda e Inghilterra e la legittimazione di pedofilia ed incesto? «Non congruente» dice Antonello Soro, coordinatore della segreteria della Margherita, rivendicando, come cattolico, la sua «laicità dei comportamenti politici». Le parole «molto dure» di Bagnasco lo hanno colpito e, non potendo suggerire altrettanto ai vescovi, chiede ai partiti «prudenza» per «evitare di alimentare incomprensioni su incomprensioni». Ma difende il lavoro del legislatore e la proposta del governo sui Dico, augurandosi che diventi legge.
«Dire no ai Dico come bisogna dire no al partito dei pedofili in Olanda o all’incesto in Inghilterra»: che effetto le fanno parole così dure?
«Sì, sono parole molto dure. Comprendo anche lo scandalo morale che anima le dichiarazioni del presidente della Cei e di gran parte, forse della totalità, del mondo cattolico rispetto a fenomeni che si verificano in realtà diverse della società contemporanea. Considero però del tutto separata, non congruente, la vicenda italiana di una proposta di legge che riconosce alcuni livelli di tutela alle singole persone che si trovano all’interno di una coppia di fatto».
Incongruente e basta?
«Credo che sia importante, in questa fase politica , da parte di tutti molta prudenza per evitare di alimentare incomprensioni su incomprensioni. Il governo italiano non ha proposto una legge che riconosce famiglie diverse da quella prevista dalla Costituzione. Questa presunzione di legittimazione di una forma giuridica parallela alla famiglia è non vera. E su questa presunzione si sta costruendo, col concorso di tutti, una crescente polemica. Esiste il campo della evangelizzazione e anche del richiamo ai principi morali sui quali abbiamo il dovere di ascolto nei confronti dell’autorità religiosa. Esiste un ambito di principi non negoziabili, patrimonio di tutta la cultura cattolica, non solo del magistero religioso. Esiste l’ambito dell’attività legislativa in cui i cristiani, i credenti e non credenti impegnati nella funzione legislativa hanno il compito di riconoscere diritti e cercare mediazioni. Perché la mediazione è il terreno principe della legge».
Molti commentatori notano che a giudizi così duri non corrisponde, nella Nota della Cei, un attacco diretto ai Dico, nemmeno menzionati.
«Appunto».
Perché questo accanimento verbale se non c’è modo di attaccare direttamente la proposta del governo?
«Ripeto, ora abbiamo tutti il dovere della prudenza, che è una virtù. Forse c’è bisogno di un momento di sospensione della comunicazione ostile da parte dei partiti che rischiano di usare le parole dei vescovi come strumento di lotta politica, in una direzione e nell’altra: c’è stato in questi mesi un crescendo di attribuzioni improprie di intenzioni diverse da quelle vere, un caricare di significato universale aggettivi o virgole. Forse, ripeto, nessuno può dire ”io non c’entro” e sarebbe utile fermarsi un attimo e lasciare che le cose assumano i contorni giusti all’interno della sede propria, che è il parlamento, del processo legislativo».
Rivolge lo stesso appello alla Cei?
«Non ho titolo per suggerire l’esercizio di virtù ai vescovi».
Come cattolico impegnato in politica e come parlamentare alla ricerca di una mediazione legislativa, si sente offeso dai giudizi di Bagnasco?
«Senta, io ho i miei valori. Che custodisco con molto rigore nella mia vita e nei comportamenti sociali. Rispondo con umiltà al richiamo mosso nei confronti dei cristiani dall’autorità religiosa. Come parlamentare rivendico per intero tutta l’autonomia di giudizio, la libertà di discernimento e la laicità dei miei comportamenti politici. E mi fermo qui».
Un’ultima cosa: i Dico diventeranno legge?
«Io spero di sì».