Corriere della Sera, 01/10/2008
«Dai democratici Ilcapogruppo a Montecitorio: così disperde un patrimonio di buona politica»
Dice Antonio Di Pietro che Napolitano è troppo «papista»… Antonello Soro, Capogruppo del Pd alla Camera, s’interroga: «Mi domando se a Di Pietro interessi il merito delle questioni oppure voglia solo ritagliarsi visibilità. Questo film l’ho già visto».
Quale film?
«Di Pietro disperde un patrimonio di buona politica per il delirio di conquistare briciole di elettorato. E quel che successe all’Unione, naufragata a causa di leader che cercavano consenso per sé. Non vorrei che capitasse lo stesso all’opposizione: Di Pietro ha impugnato la bandiera dell’intransigenza ru morosa».
Ma il Presidente della Repubblica potrebbe fare di più pcr la commissione di vigilanza Rai e per l’elezione del giudice costituzionale?
«Può fare quel che ha fatto. Moral suasion. Cercare un punto di equilibrio istituzionale. Sulla commissione Rai è Di Pietro che con le dichiarazioni su Napolitano ora danneggia l’elezione di Orlando. Tanto a difendere Orlando ci pensiamo noi…».
Napolitano troppo morbido anche sulla scuola, secondo Di Pietro…
«Di Pietro non ha letto bene. Napolitano ha detto: sì ai tagli degli sprechi, ma non si può ridurre il servizio per i cittadini».
Sabato 11 ottobre Di Pietro torna in piazza Navona con il «No Cav day». Uomini e donne del Pd sono invitati a non andare?
«Come singoli cittadini tutti possono aderire. A luglio alcuni militanti Pd andarono e poi vennero via, dopo le offese al capo dello Stato».
Di Pietro ha detto che ci sarà, invece, alla vostra manifestazione del 25 ottobre.
«E sarà il benvenuto. Come chiunque condivida i nostri obiettivi rispetto al governo Berlusconi e alla proposta di governo alternativo».
A metà settembre Di Pietro parlò di «rischio dittatura». Ora Veltroni ha paragonato Berlusconi a Putin. C’è una rincorsa a fini elettorali?
«Quando, per guadagnare un voto, il Pd rinunciasse al suo profilo riformista, sarebbe un partito finito. Siamo convinti che si stia accentuando il carattere presidenziale del governo. E che su economia e scuola il conflitto diventi più forte».
Di Pietro è un ex alleato?
«No, è un alleato con un approccio ai problemi diverso dal nostro. E stato moderato nel governo Prodi, ha condiviso con noi il programma elettorale. Poi, ha ritrovato l’abito che aveva dismesso»