Il Messaggero, 22/12/2008
Antonello Soro, presidente dei deputati del Pd, non è sorpreso del Berlusconi presidenzialista. Riconosce nella mossa del premier la «tecnica del coniglio». Consiglio che esce dal cappello a cilindro.
Il premier fa il prestigiatore?
«Lancia un tema che fa presa sulla gente e poi parla d’altro. Ma in lui c’è anche una sorta di dissociazione della personalità, cioè un conto è che è quello che gli piacerebbe fare, i suoi sogni, le pulsioni, i desideri… e un conto è la realtà. E’ fatto così: racconta che l’Italia va bene, che sono provocatori quelli che parlano di crisi gravissima, che nel mondo c’è un nuovo centro regolatore dei conflitti politici, economici, diplomatici e militari che sta nel suo ufficio».
Sognare e sperare non è proibito.
«Ha anche un incubo: la Costituzione. Se potesse, farebbe follie pur di riscriversela da solo ad Arcore. Fa parte del suo lato onirico l’idea di un potere totale che non abbia ostacoli alla possibilità di rifare il mondo. Prima il suo problema era la maggioranza larga, ora ce l’ha.
Poi voleva più poteri al governo, e li ha spostati tanto che il Parlamento è paralizzato dai decreti, e suoi non ci vengono nemmeno»
Ma delle riforme s’è sempre parlato tanto, non è un argomento inventato.
«No, certo. Ma avete visto che paletto ha messo Bossi? Quando Fini nei giorni scorsi ha parlato di cesarismo, credo abbia anticipato un giudizio sul discorso del premier».
Del presidenzialismo che pensa?
«Noi le riforme vorremmo anche farle nel segno di un principio chiaro: la Costituzione va riscritta insieme. E l’unico punto da cui ripartire è la bozza Violante, sulla quale c’era una sintonia ampia: rafforzamento dei poteri del prernier, riduzione del numero dei deputati, Senato delle Regioni, riforma federale… ».
Il modello berlusconiano è altro?
«Secondo me sogna una forma bonapartista, più che gollista. Perché pensa di far da sé. Che senso ha lanciare la riforma della giustizia, poi la legge elettorale. quindi il federalismo e ora la forma di governo? A settimane alterne si aprono tavoli virtuali, quando poi è un premier che non vuole trattare con l’apposizione.
Dice che non parla con Veltroni ma preferisce D’Alema, come prima lo diceva di Prodi. La verità è che non riconosce alcun ruolo all’opposizione. Per fortuna altri nel centrodestra lo fanno».