Camera dei Deputati, Seduta n. 161, 08/04/2009
Dichiarazione di voto.
Signor Presidente, anche noi pensiamo che quella di oggi sia stata una bella giornata di vita democratica. Si è trattata sicuramente di una bella giornata per l’opposizione, sia per il lavoro svolto, sia per le ragioni sostenute e affermate. Tuttavia, credo, più generalmente, che sia stata una bella giornata di vita democratica per il Parlamento che ha potuto riaffermare – e non era affatto scontato – che è possibile coniugare un momento, che pensiamo debba essere non occasionale, di coesione nazionale sul sostegno al lavoro, di argine e di governo della grande crisi che il Paese sta affrontando e dell’emergenza che, in questo momento, è rappresentata dal terremoto, con un normale dispiegarsi della dialettica fra la maggioranza e la minoranza, in una forma civile e con l’affermazione e il sostegno libero alle proprie ragioni.
È stata una bella giornata grazie alla decisione del Governo, di questa mattina, di accogliere la nostra richiesta di rimandare, in un canale di ordinaria attività legislativa, le norme che introducevano, in qualche modo, la figura nuova delle ronde nel nostro Paese, ossia di una milizia privata (la si chiami come si vuole). Al di là delle giustificazioni portate, essa rappresentava una vera novità e questa decisione è andata nella direzione del buon senso e della ragionevolezza.
Quando questo accade è sempre un successo di tutti, non c’è uno che ha vinto. Quando vince il buon senso, vince l’Italia migliore, il Parlamento nella sua accezione più alta.
Ma è stato anche un modo di ritornare nella forma della Costituzione, perché non può essere il decreto-legge (votato all’urgenza e caratterizzato da un profilo di straordinarietà) lo strumento attraverso il quale far passare norme ordinamentali che non solo incidono sui diritti delle persone, ma anche sulle forme organizzative per regolare questi diritti.
Quindi, c’è un ritorno formale, ma soprattutto sostanziale. Pensiamo che quella norma, stralciata con un emendamento soppressivo votato da tutta la Camera, come abbiamo sostenuto – credo – argomentando in modo persuasivo, fosse contro la Costituzione e minasse un principio fondamentale della nostra Costituzione e delle democrazie liberali, laddove il diritto alla sicurezza non viene delegato ai privati, ma garantito dallo Stato nella sua autorità principale con la forza e con l’autorità che può avere nel sottrarre ambiti di sovranità alle singole persone.
Questo è il dovere di un Parlamento: affermare che la sicurezza non viene affidata ai privati e abbiamo ragione di essere soddisfatti per la decisione adottata questa mattina. Ma stamattina è accaduta un’altra cosa: in un momento di libertà il Parlamento ha soppresso quell’articolo 5 venato da una cultura largamente estranea alle tradizioni della nostra civiltà giuridica.
Nell’articolo 5 erano contenute misure già bocciate (ancorché modificate, in questo caso) dal Senato e la volontà di reiterarle rappresentava una violenza nei confronti di un orientamento che aveva messo, il Senato prima, e oggi la Camera, in sintonia con un sentimento che è molto più largo delle maggioranze e delle minoranze di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Tale sentimento appartiene alla tradizione più profonda e più vera del nostro Paese che affonda le proprie radici nelle radici cristiane di cui qualche volta si è fatto un uso strumentale e che, molto spesso, vengono tradite nei comportamenti, nelle scelte legislative e nelle misure ordinamentali, come in questo caso si rischiava di fare.
Quindi, pensiamo sia un grande successo per il Parlamento e per la sua capacità di modificare cose scontate. Pensiamo che quel voto abbia anche segnalato un’idea strategica differente all’interno della maggioranza. Non vogliamo in questa circostanza fare inutili polemiche o lucrare su un momento di difficoltà che può capitare a tutte le maggioranze. Pensiamo che quello di oggi sia il sintomo di una divergenza più profonda che ha radici più lontane e che ha un’idea diversa del Paese e di come possa essere affrontato dalla nostra democrazia il problema terribile della immigrazione. Si tratta di un problema che interroga tutte le democrazie del mondo e che richiede da parte di tutti la ricerca di soluzioni informate ai sentimenti di una civiltà avanzata e non a quelli di una repressione violenta o al tentativo di nascondere sotto il tappeto i problemi esistenti.
Non pensiamo che questo Governo abbia saputo affrontare il problema dei clandestini nel nostro Paese. Non è stato sufficiente fare la faccia feroce – come qualche volta è accaduto anche in quest’Aula – per impedire la crescita esponenziale di approdo di clandestini nel nostro Paese. Il problema è più complesso di quello di costruire una Guantanamo nel nostro Paese.
Il problema è trovare misure condivise nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), civili, informate a una cultura dell’accoglienza che è la cultura delle grandi democrazie. Il nostro può essere un grande Paese, che si siede al tavolo delle grandi democrazie del mondo, solo se si fa carico di affrontare le grandi sfide del tempo nel quale viviamo.
Stamattina si è dato un segnale: si è indicata una direzione di senso che è diversa da quella che veniva proposta. Pensiamo che questa sia la premessa per una riflessione più approfondita.
Vorremmo che il Governo e la maggioranza utilizzassero il tempo che ci separa dalle misure che riaffronteranno questi problemi non per una ritorsione interna alla maggioranza, non per celebrare rese dei conti, ma per ragionare nell’interesse generale del nostro Paese.
A questo punto, il decreto-legge in esame ridiventa quello che noi pensavamo dovesse essere già, con un testo approvato nel Parlamento da noi condiviso. Si tratta di una delle pagine più belle del nostro Parlamento, quando ha voluto dare esito positivo ad una lunga battaglia delle donne italiane, poi diventata la battaglia di tutto il Parlamento, che ha votato questa norma, che, introducendo un reato nuovo, ha individuato sanzioni e quello che è bene e quello che è male in modo palese con questa bella legge che insieme avevamo già votato alla Camera e che oggi con questo decreto-legge diventa patrimonio ancora condiviso.
Per questo, voteremo a favore del decreto-legge e per questo invitiamo la maggioranza a cogliere dall’esperienza di questa giornata tutte le indicazioni positive. Ce ne sono molte, che riguardano anche la libertà dei parlamentari. Vorrei sommessamente segnalare a tutti i colleghi che, quando si vota in libertà, qualche volta si fanno scelte che dispiacciono ad una o all’altra maggioranza di turno, ma sono l’espressione più bella e diretta di quell’idea del Parlamento come luogo più alto di rappresentanza del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).