Il Mattino, 18/05/2009
«Soro: l’illegalità non si combatte cavalcando gli umori i respingimenti di massa contrari al diritto internazionale».
Il governo ribadisce la linea dura.
«Più che dura, mi sembra rozza ed elusiva dei problemi. TI dato è oggettivo: Berlusconi ha fallito su contenimento dell’immigrazione clandestina e sicurezza. E fallita la Bossi Fini, le misure del ddl sicurezza sono assolutamente prive di efficacia per gli obiettivi dichiarati e, oltre gli aspetti di offesa della dignità della persona, sostanzialmente criminogene».
Berlusconi è tanto convinto del contrario che, sondaggi alla mano, si intesta una politica di cui, dice, Maroni è esecutore.
«Non ignoriamo che gli italiani hanno una percezione esasperata dei problemi connessi alla crescente immigrazione e sappiamo che l’immigrazione clandestina può favorire la criminalità. Ma il governo non dà risposte concrete ai problemi, evoca un nemico da odiare, si preoccupa solo del consenso elettorale. Ma c’è sproporzione tra il presunto vantaggio per Berlusconi e gli effetti durevoli di questa legge in termini di culturale, comportamenti sociali e condizioni di vita inumane per tanti immigrati. Il punto è la spinta verso l’illegalità su tante persone sulla via dell’integrazione: se un clandestino non avrà più il coraggio di andare dal medico, a scuola o in un ufficio pubblico, sarà la malavita ad avvantaggiarsene offrendo servizi in cambio di schiavitù. E l’aspetto più importante, quello meno compreso della nostra battaglia parlamentare».
Una battaglia persa.
«Non è solo la linea del segretario del Pd. Lasciamo stare le rozze battute di La Russa contro l’alito commissario Boldrini, ma ci sarà pur un motivo se il governo è isolato rispetto a tutte le autorità interne ed internazionali che si occupano del problema».
Il Pd però è diviso. Fassino, Rutelli e Chiamparino, certo dirigenti non secondari, si sono smarcati.
«Fassino e Rutelli hanno sottolineato la necessità di fermare gli sbarchi. Ma i respingimenti collettivi sono al di fuori del diritto internazionale perché non consentono il riconoscimento di chi ha diritto d’asilo. E in aula, Fassino ha abbracciato Franceschini al termine dell’intervento sul voto di fiducia: il gruppo ha dimostrato sintonia».
Perché ha richiamato Chiamparino per la sua intervista al Mattino?
«Non l’ho condivisa. Era il momento più acuto del conflitto a Montecitorio ed ho segnalato a Chiamparino il mio disagio e la mia amarezza per quelle parole. L’ho fatto in via privata, con una lettera, ma la notizia è finita per via incidentale ad un giornalista. La cosa per me è finita lì, noi la polemica vogliamo farla col governo».
Ma Chiamparino ribadisce il merito dei distinguo e contesta la mancanza di confronto nel Pd.
«Sul merito, mi spiace, la linea è quella decisa dopo tante discussioni con chi opera nel settore. E trovo singolare ed ingiusto che, mentre il governo blinda nel silenzio 340 deputati, si rimproveri a noi poco dialogo. Senza contare che…»
Cosa?
«Non ho inventato io le tecniche di distrazione di massa: spostare la discussione su un aspetto marginale
– l’immigrazione dei barconi è una goccia, il 90 per cento dei clandestini entra regolarmente – distoglie dal meno 5,9 di Pil o dal complesso di un pacchetto sicurezza che garantisce un dissenso corposo nel mondo cattolico e del volontariato laico».
Chi nel Pd attacca Franceschini è caduto nelle tecniche di distrazione di massa o è complice?
«No, per carità, complice no. Ma il rischio è accedere all’equazione criminalità-immigrazione. Bisogna riaffermare l’idea che la politica non è registrazione degli umori ma capacità di proporre politiche per governare i problemi».