Camera dei Deputati, 03/02/2010
Signor Presidente, i deputati del Partito Democratico voteranno contro questo articolo perché riproduce nella sostanza il lodo Alfano, una legge censurata solo qualche settimana fa dalla Corte costituzionale. I colleghi del mio gruppo hanno chiaramente dimostrato come questa norma stravolge il concetto di legittimo impedimento, un termine disciplinato nel processo penale come un punto di equilibrio tra il diritto alla difesa ed il corretto esercizio della giurisdizione.
Con questo provvedimento il legittimo impedimento per il Presidente del Consiglio – ed ora anche per i Ministri – diventa una condizione indipendente da qualsivoglia giudizio di concreta, effettiva impossibilità a partecipare al processo; un automatismo legato alla funzione che configura appunto una nuova prerogativa: con una legge ordinaria viene modificata la disciplina delle prerogative fissata nella Costituzione (appunto, il lodo Alfano).
Al fondo di questa legge non esiste un’esigenza di giustizia e di tutela dei cittadini. Questa norma non ha un carattere generale ed astratto, è solo un meccanismo artificioso di tutela di una sola persona, un trucco per sottrarla ai procedimenti giudiziari in corso. Questa legge non c’entra niente con la riforma della giustizia e non è affatto – lo voglio dire colleghi dell’Unione di Centro – una mediazione pensata come alternativa al processo breve, come ha sostenuto una persona seria come l’onorevole Vietti, perché il processo breve, onorevole Vietti, è ancora all’ordine del giorno.
Lei, Vicepresidente Leone, ieri ha riconfermato che è nelle intenzioni del Governo e della maggioranza approvare il processo breve.
In realtà questa è la premessa, è la precondizione di quella legge nel percorso indecente ideato da una squadra di avvocati incapaci di esercitare la professione ad armi pari, con gli stessi strumenti, e con le stessi procedure, che il diritto offre ai loro colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L’onorevole Casini ha voluto giustificare questa legge facendo ricorso alla categoria del minor danno; è un linguaggio inedito per l’onorevole Casini e per il suo partito che registriamo con interesse. Ma la verità è che il danno esiste e che esiste una straordinaria anomalia, un grosso problema, che avvelena il confronto dentro e fuori di questo Parlamento, che penalizza e indebolisce il nostro Paese.
Esiste l’anomalia rispetto alla consuetudine di altre democrazie di un Capo di Governo titolare di uno straordinario conflitto interessi, oggetto di un numero elevatissimo di procedimenti giudiziari generalmente estranei alla funzione pubblica svolta nelle istituzioni. Esiste l’anomalia di un Capo di Governo che si rifiuta di rispondere nel processo per difendersi dalle accuse, ma pretende di fare leggi per difendersi dal processo. Vi è l’anomalia nel primato che l’agenda politica e parlamentare affida alle questioni giudiziarie del Presidente del Consiglio, rispetto alle emergenze del Paese. Questo è il problema. Questo è un serio problema politico per l’Italia. È un problema che non può essere risolto rovesciando lo Stato di diritto, alterando il profilo della nostra Costituzione.
Il Ministro della giustizia ha più volte, in queste settimane, invocato il principio di sovranità, il largo consenso acquisito dalla maggioranza nelle elezioni politiche. Noi non abbiamo mai negato questo dato, abbiamo fin dal primo giorno di questa legislatura riconosciuto il diritto e il dovere dell’onorevole Berlusconi di governare il Paese. Ma il Governo degli Stati, nelle democrazie liberali, si fonda sul voto e sul diritto; Pag. 116un insieme, il voto e il diritto, che sono inseparabili. Il potere è legittimo quando deriva dal consenso, ma insieme poggia su regole fondamentali che ne stabiliscono la natura e i limiti. Questi limiti sono posti attraverso regole giuridiche fissate nella Costituzione, nel patto fondativo della nostra Repubblica, che la volontà politica di una maggioranza non può da sola sovvertire.
Passa attraverso questi snodi, signor Presidente, lo voglio dire a tutti i colleghi di questo Parlamento, la nuova linea di faglia negli schieramenti della politica italiana. Passa su questo terreno la prospettiva di costruire in questo Paese un’alternativa riformista e democratica al Governo Berlusconi.
Per queste ragioni votiamo contro questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).