Responsabile chi commissiona le chiamate
(di Paolo Baroni, La Stampa, 24 aprile 2015)
Contro l’assalto dei call center il Garante della privacy annuncia un giro di vite, nuovi strumenti per stanare chi ci molesta e la richiesta di poter aumentare le sanzioni estendendo la responsabilità delle violazioni anche alle imprese committenti. “Le chiamate promozionali indesiderate sono una violazione della privacy, questo è assodato, e in alcuni casi sono un fenomeno insopportabile”, spiega il presidente dell’Autorità garante Antonello Soro. Dal 2011 ad oggi al Garante sono arrivate 18mila denunce ciò non toglie che si debba intervenire con più efficacia per contrastare questo fenomeno. Per questo il Garante ha da poco varato un vademecum di auto-difesa ed ora prepara nuove iniziative.
Presidente Soro, per ora la tutela è affidata al Registro delle opposizioni. Che tra l’altro vi vede critici e che non funziona tanto.
“Il problema è che il registro delle opposizioni è accessibile solamente agli utenti presenti negli elenchi telefonici che sono circa 13 milioni di utenti su un totale 115 milioni di linee attive tra fisse e mobili. E di questi solo 1,3 milioni è iscritto al Registro”.
E gli altri 100 milioni di esclusi?
“Chi non è presente sugli elenchi pubblici non si può iscrivere al Registro”.
Quindi è condannato?
“Può semplicemente far valere le regole del consenso e quindi contattare i singoli operatori per eventualmente revocare un consenso che spesso magari è stato rilasciare senza troppo riflettere. Il problema è che in molti casi la revoca non è sempre facile, perchè se ad esempio si è autorizzato il passaggio dei dati anche a terzi si entra in un mercato degli indirizzari che non voglio dire che è fuori controllo ma certamente crea problemi. Questo per restare nel campo del lecito, perché se poi passiamo all’illecito troviamo un sottobosco di call center minori che utilizzano indirizzari di varia provenienza attuando una concorrenza sleale nei confronti di chi invece rispetta le regole. E che sempre di più, soprattutto per le chiamate che arrivano dall’estero, mascherano pure il numero chiamante e privando l’utente di qualsiasi difesa”.
Come si interviene?
“Abbiamo attivato una procedura di accesso ai numeri oscurati, tramite la compagnia telefonica di chi riceve la chiamata, che già da qualche settimana ci consente di mettere in campo un contrasto più efficiente individuando il numero di chi chiama. Inoltre nelle prossime settimane renderemo disponibile sul nostro sito un nuovo “form” per rendere più agevole inoltrarci direttamente on line le segnalazioni”.
Ma se non voglio più essere chiamato non posso dire direttamente al chi mi chiama “cancellatemi dai vostri elenchi” ed il call center poi deve farlo e basta?
“Glielo possiamo anche dire, ma questo non si traduce in un effetto”.
Molti call center chiamano da paesi che sono fuori dall’Unione europea. Voi lì potete poco…
“Anche su questo ci stiamo muovendo: abbiamo appena sottoscritto un protocollo di intesa con l’Albania e ne faremo uno a breve col Kosovo, paesi dove ci sono molti call center, proprio per consentirci verifiche più snelle. Poi occorrerebbe rafforzare la normativa”.
Cosa proponete?
“Bisognerebbe attribuire più responsabilità ai committenti delle campagne promozionali che ora invece scaricano tutto sui call center e se ne lavano le mani. Poi bisognerebbe allargare la portata e l’efficacia del Registro delle opposizioni. Andrebbe valutata l’iscrizione al registro di tutti gli utenti fissi e mobili in maniera tale da rendere possibile a tutti i cittadini di opporsi o meno alle chiamate, riducendo magari anche il costo di consultazione a carico delle imprese. Infine servirebbe un regime sanzionatorio in campo al garante più efficace di quello attuale”.
Esteso anche alle imprese?
“Assolutamente sì”.
Ma oggi alle imprese non costa meno pagare le multe piuttosto che tenere aggiornati i database?
“Se le multe diventano serie non converrà più. Se poi avremo un registro vero sarà tutto più facile”.