Soro, Garante per la privacy: le regole valgono per tutti, dentro e fuori internet
Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(di Roberta d’Angelo, Avvenire, 4 gennaio 2017)
Le bufale sono solo “un aspetto parziale” di un problema più grande, che richiama al rispetto della persona. Ma Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la privacy, non prende neppure in considerazione la soluzione prospettata da Beppe Grillo di una giuria popolare per contrastarle.
Ma il problema si sta moltiplicando?
Non capisco quale possa essere la maggiore efficacia in termini di tutela dei diritti di un organismo dallo statuto giuridico incerto. Nelle democrazie liberali il problema viene affidato alle istituzioni preposte, che sono le autorità giudiziaria e indipendenti, quando ne abbiano competenze stabilite dalla legge.
Le bufale però si moltiplicano soprattutto sul web, che fa da cassa di risonanza.
Il principio di fondo è che on line dobbiamo far valere le stesse norme che valgono off line. Il limite invalicabile alla libertà di espressione è quello della lesione dei diritti altrui. Nessuno mette in discussione la libertà della rete, ma questo non significa che la rete è priva di regole. Per molto tempo abbiamo affidato la regolazione del web alle imprese private che gestiscono le piattaforme digitali, illudendoci che questa fosse libertà.
Non solo in Italia.
Tutte le parti del mondo vivono gli stessi problemi. L’Onu ha impegnato gli Stati specificamente a perseguire i reati on line esattamente come si perseguono offline.
Grillo però se la prende con i giornali e con i tg.
Non possiamo inseguirci per dire: “Tu sei peggio di me”. Di peggio se ne è visto molto. Commenti offensivi, linguaggio triviale, anche se non sempre parliamo di diffamazione, violenza di linguaggio da barbarie culturale.
Lo ha denunciato anche il presidente Mattarella…
Esattamente. Chi scrive un messaggio lesivo spesso lo fa perché ha una errata presunzione di anonimato. Dobbiamo promuovere la consapevolezza che la rete non è una zona franca priva di regole: è una dimensione della vita reale e come tale va tutelata.
Comunque Grillo solleva una questione che riguarda ancora più il web?
Quello delle bufale è un aspetto parziale rispetto a un tema più generale. Penso alle vicende dei ragazzi e delle ragazze che si suicidano perché vittime di contenuti lesivi messi in rete. In quei casi tutti concordano addirittura sul richiamo alla responsabilità chi gestisce le piattaforme digitali. Questo è il problema. La piattaforma tecnologica è una dimensione in cui si può avere la massima libertà come nella dimensione reale. I contenuti lesivi che viaggiano nella dimensione digitale – siano pedopornografici, istigativi all’odio, filo-jihadisti – vanno perseguiti.
Chi è parte lesa in rete spesso fatica a reagire.
Quando un contenuto lesivo è tale da produrre un danno nella persona che si sente offesa, questa deve trovare il modo per potersi rivalere, deve trovare il modo per tutelare il suo diritto. Ma è difficile se non interviene una forte collaborazione tra gli Stati, perché la dimensione del web è globale, mentre le giurisdizioni sono autorità nazionali o in alcuni casi europee. Serve una cooperazione maggiore, ma non inventerei organismi nuovi.